“E la chiamano estate…”, avrebbe cantato malinconico Bruno Martino, questa estate senza turismo. A luglio inoltrato Roma tenta di riorganizzare una parvenza di bella stagione tra attività culturali appena ricominciate e il ritorno della movida all’aperto. All’appello però mancano 1 milione di turisti al mese, in gran parte provenienti dall’estero. Nei giorni scorsi il colosso degli affitti di breve durata Airbnb ha stimato il 64% in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, con un trend in miglioramento se si considerano le scorse settimane. Mentre su 1.200 hotel presenti in città circa 1.000 restano ancora chiusi. Da questo mese fino a settembre si spera nel ritorno di tedeschi, francesi e britannici nella Città Eterna. Difficile invece rivedere a stretto giro alcuni dei frequentatori più affezionati della città: statunitensi, giapponesi e russi. In questo contesto difficile, con una Capitale vissuta ancora solo chi ci abita e ci lavora (gli universitari fuori sede sono andati via da tempo e torneranno solo quando ricominceranno le lezioni in presenza il prossimo autunno) prova a decollare un’estate romana in miniatura e a misura di restrizioni da coronavirus. L’avvio, in realtà, non è stato dei migliori, accompagnato dalle polemiche per la scelta del Campidoglio a 5 Stelle di cambiare dopo 43 anni il nome dello storico contenitore “Estate Romana” in “RomaRama”. Il compianto assessore alla cultura ed intellettuale Renato Nicolini nel 1977 aveva ideato l’estate romana per convincere i cittadini a reimpossessarsi delle strade vincendo la paura del terrorismo degli anni di piombo, con folle per il cinema alla basilica di Massenzio e festival di poesia ad Ostia. L’idea di Virginia Raggi e del suo vice Luca Bergamo è quella di una ripartenza dopo l’epidemia di Covid-19 che faccia spazio ad un nuovo contenitore culturale lungo tutto l’anno. Ma la scelta fino ad ora non ha riscosso grande apprezzamento. In ogni caso, a ripartire per primi sono stati alcuni dei cavalli di battaglia del palinsesto culturale cittadino: i concerti nella cavea dell’Auditorium Parco della Musica, con il pubblico contingentato a mille spettatori per evento; quelli alla Casa del Jazz limitati a 600 posti a serata; il cinema all’aperto dei ragazzi del Piccolo America a piazza San Cosimato, che alla prima ha visto tra gli spettatori anche il premier Giuseppe Conte con la fidanzata. Riprenderà a breve anche la stagione estiva dell’opera di Roma che trasloca da Caracalla al Circo Massimo per riuscire a garantire il distanziamento sociale necessario tra il pubblico. Così come il teatro shakespeariano all’aperto a Villa Borghese, al Globe, sotto la consueta direzione artistica di Gigi Proietti. Ed, infine, è attesa per la prossima settimana l’apertura di un grande drive-in non lontano dal litorale di Ostia con spazio per quasi 500 auto e 50 moto. Potrebbero essere allestite anche altre arene cinematografiche all’aperto, a pagamento, dalla centrale piazza Farnese al più periferico parco di Centocelle, ma i progetti sono ancora in corso di definizione. L’offerta culturale prevede anche alcune mostre che erano state interrotte dal lockdown, su tutte la grande esposizione allestita dal Mibact alle Scuderie del Quirinale per i 500 anni dalla morte di Raffaello, prorogata fino al 30 agosto. E poi quella sui seguaci di Caravaggio, in Campidoglio, che come pezzo forte mette in mostra “Il ragazzo morso da un ramarro” di Michelangelo Merisi. Insomma, per Roma si annuncia un’estate dove i romani, con pochi turisti, hanno l’occasione irripetibile di godere delle bellezze della città senza sovraffollamento nelle piazze del centro o attorno ai monumenti. Per rivedere pullman e guide con microfoni alla testa di gruppi organizzati servirà del tempo. “Ritornerai”, cantava speranzoso Bruno Lauzi parlando di una donna amata, oggi diventa l’auspicio per tutti coloro che nella Capitale lavorano nel turismo.