Il focus nuovo rapporto del World Economic Forum “Covid-19 Risks Outlook: A Preliminary Mapping and Its Implications”, redatto in collaborazione con Marsh & McLennan e Zurich Insurance Group. Una recessione globale prolungata, bancarotta, assenza di domanda, aumento della disoccupazione strutturale e un nuovo picco di contagi. Questi i principali rischi che il mondo dovrà affrontare nel post emergenza coronavirus.
A dirlo è il nuovo rapporto del World Economic Forum “Covid-19 Risks Outlook: A Preliminary Mapping and Its Implications”, redatto in collaborazione con Marsh & McLennan e Zurich Insurance Group.
L’indagine ha raccolto e classificato i timori espressi da 350 manager mondiali per i prossimi 18 mesi in termini di conseguenze per il pianeta e andamento delle attività economiche.
Se ne ricava un’amara conclusione: il mondo – secondo lo studio – non sarebbe pronto ad affrontare “l’effetto a cascata causato da rischi ambientali, sociali e tecnologici di vasta portata”. In sostanza – scrive il Wef – “se i leader mondiali, le imprese e i responsabili politici non collaborano per gestire le conseguenze della pandemia, nei prossimi 18 mesi aumenteranno le difficoltà economiche e il malcontento sociale. Con la ripartenza delle economie, si presenta invece l’opportunità di una nuova fase di prosperità”. Solo “con un immediato intervento dei leader – sottolinea l’organizzazione – potremmo assistere a una ripresa verde con una società più resiliente, coesa, inclusiva e paritaria” evitando “una possibile nuova valanga di shock sistemici come la crisi ambientale, le turbolenze geopolitiche e il crack dei sistemi sanitari”.
“Il timing delle decisioni – ha sottolineato Emilio Granados Franco, responsabile dell’Agenzia dei rischi globali e geopolitici del Wef – è importante come la decisione stessa. Il virus ha portato via il lusso della pianificazione. Non è più possibile aspettare il momento giusto per le riforme. Se rimaniamo passivi ai rischi emergenti possiamo perdere un’opportunità storica per dare forma al new normal e crearlo come lo vogliamo”. Tra i rischi evidenziato da Granados, preoccupazione desta l’impatto ambientale. “Anche se si attende un calo dell’8% delle emissioni globali – ha spiegato – il mondo riuscirà ancora una volta a mancare l’obiettivo dell’1,5% per evitare la catastrofe planetaria. Se i paesi non riusciranno a fare propri i criteri di sostenibilità o se i target verranno eclissati dall’emergenza Covid”.
Nel dettaglio, i due terzi degli intervistati (66,3%) ha indicato una “prolungata recessione globale” come una delle principali preoccupazioni per l’economia. Al secondo posto vi è la possibile ondata di fallimenti industriali e di nuovi necessari consolidamenti (52,7%); seguono i cyberattacchi e le frodi digitali (50,1%); al quarto la mancata ripresa di interi settori industriali (50,1%); al quinto il crollo continuato della domanda mondiale (48,4%); al sesto le restrizioni transfrontaliere di persone e merci (42,9%); al settimo l’esplodere di una nuova pandemia (35,4%); all’ottavo il collasso dei mercati emergenti e delle economie in via di sviluppo (34,6%); al nono l’indebolimento dei bilanci pubblici delle maggiori economie (33,4%); infine, al decimo posto, un’impennata dell’inflazione globale (32,6%). Vi è, tra i timori, anche l’alto livello di una disoccupazione che potrebbe diventare strutturale (49,3%), soprattutto tra i giovani, e l’insorgere di nuove tendenze protezionistiche.
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