Lo sfogo illuminante su Silvia Romano sul blog “Alle 5 della sera”
Capita spesso che i lettori riescano a scrivere cose molto più sagge di tanti presunti intellò e commentatori. È il caso di Marina Montolivo Poletti di Genova che è intervenuta sul blog di Cesare Lanza, “Alle 5 della sera”, con un’analisi puntuale e sferzante sulla vicenda di Silvia Romano ripresa anche dal quotidiano “Italia Oggi”. L’autrice pronuncia almeno tre-quattro cose di buon senso che ci sentiamo di condividere. La prima riguarda la cooperazione umanitaria all’estero. «Non ho simpatia per chi concepisce il volontariato solo in posti esotici, pericolosi e avventurosi», scrive. «C’è molto bisogno di volontariato anche qui, meno narcisista ed emozionante, ma molto più utile». Sottoscriviamo. È tipico di una certa ideologia terzomondista, cosmopolita e di sinistra, aiutare il prossimo lontano e dimenticarsi del prossimo in senso stretto, quello vicino. Le azioni di solidarietà sono considerate nobili solo se riguardano il diverso, per cultura e religione, e solo se avvengono in posti poco rassicuranti. Vengono invece reputate di scarso valore se destinate al clochard sotto casa o alla famiglia, nostra dirimpettaia, che fatica a sostentare i propri figli. La disparità di atteggiamento tra ciò che è vicino e ciò che è remoto riguarda un altro aspetto toccato dalla Montolivo Poletti. Ossia il nostro approccio agli ostaggi, a seconda che siano stati rapiti in patria o all’estero. Nel primo caso, avverte la lettrice, si «sequestrano i beni, per il sacrosanto motivo di bloccare questo commercio (e infatti è finita la drammatica stagione dei rapimenti)». Il riferimento è alla legge italiana del 1991 che prevede il sequestro dei beni appartenenti alla persona sequestrata, al coniuge e ai parenti, in modo tale che essi non siano ricattabili e non cedano alla tentazione di pagare il riscatto. Non è una coincidenza che, dopo quella legge, i rapimenti in Italia siano diventati rarissimi, facendo dimenticare la stagione in cui il pagamento dei riscatti alimentava i sequestri di persona (75 casi solo nel 1977) e ingrossava le tasche della criminalità. Viceversa, continua la Montolivo Poletti, finiamo per «pagare fior di milioni per una cretina autoriferita che va volontariamente, spontaneamente a rischiare la pelle». L’allusione stavolta è a Silvia Romano, e più in generale a tutti i cooperanti, volontari, membri di ong, freelance irresponsabili che vanno a svolgere la propria attività (non richiesta) in aree del mondo rischiose. E che, dopo il rapimento, il nostro Stato sceglie puntualmente di liberare pagando fior di quattrini a criminali e terroristi. Dando così a questi ultimi la convinzione che rapire un italiano convenga. E mostrandosi debole e ricattabile. Incapace cioè di pensare a soluzioni più drastiche: ad esempio un blitz per salvare la vita all’ostaggio e ammazzare i suoi rapitori. Quanto ai soldi, è vero quello che scrive ancora la Montolivo Poletti: «Lo Stato paghi solo per il rilascio di chi in quei Paesi deve andare per incarico ufficiale». Tutti gli altri evitino di esporre il nostro Paese all’infame alternativa tra la Borsa e la Vita.
Gianluca Veneziani, Libero Quotidiano