Negli oltre due mesi di chiusura per il Covid-19 la quantità di vino venduta in Sardegna è crollata: -70% circa, con punte del 100%, e la stima della Coldiretti regionale indica un -64% nei prossimi sei mesi, rispetto allo stesso periodo del 2019. Quanto al valore, la diminuzione è stata del 65%, mentre il numero di bottiglie vendute è sceso del 68%, secondo il primo dossier sul settore vitivinicolo al tempo del Covid, elaborato su un campione di 52 cantine sarde, che producono 193.463 ettolitri di vino (oltre il 55% del totale prodotto nell’isola nella annata 2019) e circa 21 milioni di bottiglie. La viticoltura, fra i settori più dinamici e innovativi dell’agricoltura in Sardegna, rappresenta solo l’1,5% della produzione dell’Italia, prima produttrice al mondo di vino, ma si distingue per l’altra qualità del vino, con circa l’80% della produzione a marchio Doc e Igp. L’emergenza sanitaria ha chiuso uno dei mercato di riferimento, l’Horeca, quello degli hotel, dei ristoranti e delle vinerie, che rappresenta il 47% del mercato di riferimento per le cantine sarde. Seguono il canale delle enoteche e wine bar (20%), della vendita diretta (17%) e della grande distribuzione (16%). L’isolamento ha inciso in modo negativo sui consumi di vino, che gli italiani preferiscono bene in compagnia. L’area geografica di riferimento per le vendite è principalmente il mercato isolano (56%), seguito dal mercato nazionale continentale (23%).
Le cantine hanno bisogno di liquidità (accesso al credito a tassi ridotti o azzerati e anche aiuti a fondo perduto), chiedono meno burocrazia, per accelerare le misure di sostegno adottate, e la promozione dei vini anche all’estero. Inoltre, servono investimenti per migliorare i trasporti e la mobilità da e per la Sardegna sia delle persone che delle merci, oltre a programmi di promozione dei vini sui mercati esteri ed interni e sul turismo.
“Alla Regione”, spiega il presidente di Coldiretti Sardegna, Battista Cualbu, “stiamo presentando un pacchetto di interventi di 8 milioni di euro necessari per non perdere fette importanti di mercato, non deprezzare il prodotto e garantire allo stesso tempo le condizioni minime per poter programmare e lavorare nella prossima annata”. Le proposte includono maggiori fondi per il Pns investimenti; l’integrazione cospicua dei fondi per la distillazione rispetto a quelli previsti dal governo, da destinare a circa il 30% dei vini bianchi e rosati per svuotare le cisterne da utilizzare nella imminente nuova annata, non far crollare il prezzo con le sovrapproduzioni e allo stesso tempo sperimentare anche un alcool 100% sardo; aumentare la percentuale di taglio consentita oltre il 15% dando la possibilità alle cantine di riversare nella nuova annata parte del prodotto invenduto a causa del Covid; il pegno rotativo per affinamento dei vini e una campagna di comunicazione per promuovere il vino nei mercati esteri e locali.