Quali sono le classi di rischio e le linee guida Inail su mascherine, spazi e orario di lavoro in vista della fase 2, attualmente al vaglio del Governo
In vista della fase 2, con il ritorno progressivo in fabbrica o in ufficio a partire dal 4 maggio, l’Inail ha elaborato un “Documento tecnico sulla possibile rimodulazione delle misure di contenimento del contagio da SARS-CoV-2 nei luoghi di lavoro e strategie di prevenzione”. Il documento si compone principalmente di due parti: una utile a definire l’ambito di rischio, e ad invidiare in quale di questi ambiti di rischio ricade ogni lavoratore, a seconda del proprio impiego. La seconda contiene le strategie di contenimento del rischio sui luoghi di lavoro. Per quanto riguarda la valutazione del rischio vengono prese in considerazioni tre variabili:
– l’esposizione, ossia la probabilità di venire a contatto con fonti di contagio durante il lavoro;
– la prossimità, intesa come caratteristica intriseca di un lavoro tale da non permettere un sufficiente distanziamento sociale per, parte del tempo di lavoro o per la quasi totalità;
– l’aggregazione, valutata come tipologia lavorativa che prevede il contatto con soggetti terzi rispetto agli altri dipendenti.
In base a queste variabili, viene stimato il rischio di contagio in basso, medio basso, medio, medio alto ed alto.
Se forze dell’ordine, i farmacisti e il personale sanitario ricadono nel profilo di rischio alto, i lavoratori dell’agricoltura e della pesca o delle attività manifatturiere ricadono in un profilo basso. Ma, soprattutto in questo caso, esistono differenze dovute all’organizzazione e al tipo di mansione svolta. Per gli altri settori: la vendita al dettaglio ricade del profilo medio-basso, così come gli operai edili e degli operatori ecologici, i corrieri, i camerieri o gli addetti alle mense. Lo sport professionistico ha un profilo di rischio alto. Medio-alto il rischio per la pubblica amministrazione. Un’attribuzione, quella delle classi di rischio per i settori produttivi, che per l’Inail “è da considerarsi orientativa per far emergere una consapevolezza integrata dell’attuale scenario di emergenza sanitaria”, ma che il Governo potrebbe considerare un parametro di riferimento per il probabile scaglionamento delle riaperture.
La seconda parte del documento riprende in buona parte le indicazioni già contenute nel protocollo stipulato dalle parti sociali il 14 marzo, con l’integrazione della valutazione dei rischi tramite:
– misure organizzative;
– misure di prevenzione e protezione;
– misure specifiche per la prevenzione dell’attivazione di focolai epidemici.
Sul primo fronte si collocano la gestione degli spazi di lavoro, che vanno rimodulati nell’ottica del distanziamento sociale compatibilmente con la natura dei processi produttivi, nonché l’organizzazione e l’orario di lavoro: si conferma l’utilizzo dello smart working, nei casi in cui sia possibile, e la previsione di orari differenziati che riducano il numero di persone presenti in azienda ed eviti assembramenti in entrata in uscita. Misure, queste ultime, legate inevitabilmente al tema degli spostamenti casa-lavoro.
Gli spazi di lavoro devono essere rimodulati nell’ottica del distanziamento sociale compatibilmente con la natura dei processi produttivi. Nel caso di lavoratori che non necessitano di particolari strumenti e/o attrezzature di lavoro e che possono lavorare da soli, gli stessi potrebbero, per il periodo transitorio, essere posizionati in spazi ricavati ad esempio da uffici inutilizzati, sale riunioni, ecc. Per gli ambienti dove operano più lavoratori contemporaneamente potranno essere trovate soluzioni innovative come ad esempio il riposizionamento delle postazioni di lavoro adeguatamente distanziate tra loro e l’introduzione di barriere separatorie (pannelli in plexiglass, mobilio, ecc.). Per gli spazi comuni, comprese le mense aziendali, i punti di ristoro e gli spogliatoi, i servizi igienici deve essere prevista una ventilazione continua degli ambienti, prevedendo altresì una turnazione nella fruizione nonché un tempo ridotto di permanenza all’interno degli stessi, naturalmente con adeguato distanziamento.
Nella gestione dell’entrata e dell’uscita dei lavoratori devono essere favoriti orari scaglionati e laddove possibile, prevedere una porta di entrata ed una di uscita dedicate. Devono essere limitati al minimo indispensabile gli spostamenti all’interno dell’azienda, comunque nel rispetto delle indicazioni aziendali. Non sono consentite le riunioni in presenza, favorendo il collegamento a distanza o, se le stesse sono necessarie, possono avvenire garantendo un adeguato distanziamento e riducendo al minimo il numero di partecipanti.
L’accesso di fornitori esterni potrà avvenire secondo modalità, percorsi e tempistiche ben definite dall’azienda; per le attività di carico/scarico si dovrà rispettare il previsto distanziamento. Fra le misure di prevenzione e protezione, spiccano quelle informative ma anche le misure igieniche e di sanificazione degli ambienti, l’utilizzo di mascherine e Dpi per le vie respiratorie, la sorveglianza sanitaria e la tutela dei lavoratori fragili. Un tema, quest’ultimo, che conferma la centralità del medico competente nell’identificazione dei soggetti a rischio e nel reinserimento di quelli con pregressa infezione da coronavirus.
Per quanto riguarda l’utilizzo di mascherine e dispositivi di protezione individuali (DPI) per le vie respiratorie: vanno mappate tutte le attività, prevedendo di norma, per tutti i lavoratori che condividono spazi comuni, l’utilizzo di una mascherina chirurgica. La valutazione dei rischi nelle singole realtà aziendali è lo strumento adeguato per la determinazione di specifici DPI anche in relazione al complesso dei rischi per la salute e sicurezza dei lavoratori.
Per quanto riguarda la prevenzione di focolai epidemici – strategici per non ripartire da zero dopo i sacrifici di questi mesi – Inail torna anche sulla necessità di attivare la procedura di controllo della temperatura corporea sui lavoratori con l‘impiego di termoscanner all’ingresso dei luoghi di lavoro, e se la temperatura dovesse risultare superiore ai 37,5° C, non sarà consentito l’accesso nella sede di lavoro. Queste persone saranno “momentaneamente isolate e fornite di mascherine”, non dovranno recarsi al Pronto Soccorso o nelle infermerie dell’azienda, ma dovranno contattare nel più breve tempo possibile il proprio medico curante e seguire le sue indicazioni.
Se un lavoratore, durante il turno di lavoro, dovesse sviluppare febbre e sintomi di infezione respiratoria, come la tosse, sarà obbligato ad allertare immediatamente all’ufficio del personale; l’azienda procederà immediatamente ad avvertire le autorità sanitarie competenti e i numeri di emergenza per il coronavirus forniti dalla Regione o dal Ministero della Salute.
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