Le banche centrali scendono di nuovo in campo, ma questa volta in modo coordinato, per iniettare nuova liquidità nel sistema finanziario e allontanare il rischio di una recessione globale, che minaccia l’economia mondiale a causa del coronavirus.
Domenica, a sorpresa,la Federal Reserve, ha tagliato i tassi di interesse di un punto percentuale, portandoli a zero (tecnicamente l’intervallo dei tassi è tra 0 e 0,25%), un livello che non si vedeva dal 2015. L’intervento segue il taglio di mezzo punto annunciato meno di un due settimane fa con un’altra mossa inattesa. La Fed non si è limitata soltanto a tagliare i tassi, ma ha anche annunciato un nuovo programma di acquisto di titoli di Stato e di obbligazioni garantite da ipoteche per almeno 700 miliardi di euro, il cosiddetto «Quantitative Easing», una misura non convenzionale di politica monetaria, inaugurata durante la crisi finanziaria. E seguita poi anche in Giappone e in Gran Bretagna e in Europa.
L’ultima volta era successo in occasione della grande crisi finanziaria, dopo il fallimento di Lehman Brother, nel settembre del 2008. La novità è che adesso insieme alla Fed si muovono simultaneamente anche le altre banche centrali: la Bank of Canada, la Bank of England, la Bank of Japan, la Bce e la Swiss National Bank. Con l’obiettivo di aumentare la liquidità nel sistema, per permettere all’economia di continuare a funzionare. E’ una delle lezioni dell’ultima crisi: agire subito e in modo concertato, rafforza l’impatto delle decisioni prese.
La prima mossa dell’azione concertata domenica consiste nell’accordo per abbassare di 25 punti base il prezzo per utilizzare linee di swap in dollari, cioè strumenti permanenti disponibili che rappresentano un’importante riserva di liquidità in casi di necessità, come questo. Le banche centrali inoltre hanno deciso di iniziare a offrire dollari americani sul base settimanale in ciascuna giurisdizione con scadenza di 84 giorni, oltre alle operazioni con scadenza a una settimana già disponibili. Anche in questo caso lo scopo è di immettere liquidità nel sistema per sostenere il buon funzionamento dei mercati finanziari.
Poi ci sono gli interventi specifici di ogni istituto centrale. Giovedì 12 marzo la Bce, guidata da Christine Lagarde, ha offerto nuova liquidità alle banche a condizioni estremamente vantaggiose, attraverso aste a lungo termine e a tassi praticamente negative per operazioni destinate a finanziare le piccole e medie imprese. Francoforte ha inoltre alzato o con 120 miliardi di euro aggiuntivi gli acquisti di titoli sul mercato.
Dopo la mossa della Fed domenica, la banca centrale giapponese lunedì si è impegnata a raddoppiare gli acquisti di titoli di Stato, bond,oltre a lanciare un nuovo programma di prestiti per aiutare il finanziamento delle piccole imprese, che sono quelle più colpite dall’emergenza sanitaria, in Giappone come in Italia.
Perché l’intervento delle banche centrali è importante e riguarda anche il nostro Paese? Il rischio maggiore durante una crisi è la mancanza di liquidità delle imprese per far fronte al funzionamento quotidiano. Se la aziende rallentano o si fermano del tutto, come accade in questi giorni a causa dell’emergenza sanitaria, non si produce fatturato. Perciò vengono meno le risorse per pagare fornitori e dipendenti o le rate dei finanziamenti delle banche, che a loro volta potrebbero chiudere i rubinetti del credito per non correre il pericolo di riempire un’altra volta i loro bilanci di crediti deteriorati (npl). In questo scenario le aziende, soprattutto le piccole, rischiano di fallire e licenziare i lavoratori. Da qui l’urgenza di mettere a disposizione liquidità aggiuntiva per non far fermare l’economia e sostenere le imprese.
Le banche centrali hanno cominciato a fare la loro parte, anche se i mercati hanno reagito con nuovi crolli. Ecco perché ora tocca alla politica convincere che i leader di Stato e di governo, agendo con importanti programmi di investimento e aiuti fiscali, in maniera coordinata, questa volta faranno tutto ciò che serve per evitare una nuova crisi mondiale dell’economia. Gli occhi sono puntati sul G7 convocato lunedì in videoconferenza dal presidente americano Donald Trump, che il 3 novembre si gioca la rielezione.
Corriere.it