Il riconoscimento arriva dalla Dark sky association, che l’ha nominato prima “dark sky nation”. Qui il cielo è primordiale, non sporcato dall’inquinamento luminoso. Governo e abitanti hanno sostituito lampioni e punti luce per rivolgere l’illuminazione verso il basso
L’isola di Niue non è molto più grande di un atollo, spunta di pochi metri dall’oceano Pacifico. Poco conosciuta, conta poche migliaia di turisti ogni anno che si bagnano lungo le ruvide coste calcaree incorniciate da una barriera corallina. Oppure fanno escursioni tra le cave e le grotte dalle acque di smeraldo. Ma di recente Niue e i suoi circa 1.600 abitanti hanno scoperto un nuovo tesoro: le stelle. Quando cala la notte e alzano lo sguardo al firmamento, lo spettacolo di cui possono godere è primordiale. Il loro è il primo stato indipendente a essere stato riconosciuto, interamente, come “Dark sky place”, cioè una riserva di cielo scuro, non sporcato dall’inquinamento luminoso.
Addio inquinamento luminoso
Il riconoscimento arriva dalla International dark sky association, che si batte in tutto il mondo con iniziative per mantenere il firmamento alla portata di tutti. Possibilità che, negli ultimi decenni, è diventata invece rara, soprattutto nei Paesi con i più alti tassi di urbanizzazione.
Il turismo del cielo
Niue è un paesino, come popolazione, 22 chilometri per 18 di dimensioni. Gli abitanti vivono raccolti verso la costa occidentale, dove si trovano anche la capitale Alofi e il piccolo aeroporto. Le isole più vicine sono le più blasonate Tonga a sudovest, Figi a ovest e le Samoa a nord. Tutte lontane centinaia di chilometri. Questo rende Niue un posto ideale per essere una “riserva di cielo buio”.
Qui la via Lattea solca la volta celeste come un fiume di polvere scintillante, e la grande e piccola Nube di Magellano brillano più che mai. La piccola rivincita di Niue dunque potrebbe cominciare da qui, attirando non il turismo di massa ma quella nicchia interessata non solo a spiagge bianche e cocktail in villaggi vacanza, ma anche a un’esperienza più “naturale”, in qualche modo primitiva. Se un terzo della popolazione mondiale non può più godere della visione della Via Lattea (metà degli italiani), anche un turismo del cielo notturno ha, da tempo, un suo mercato.
A questo scopo, un po’ tutti, sull’isola, si sono dati da fare. A cominciare dal governo: “Alcune delle misure significative che sono state prese includono la sostituzione completa dell’illuminazione stradale nell’intera isola e il miglioramento dei punti luce privati delle case”, ha sottolineato Andre Siohane, direttore generale del ministero delle infrastrutture e membro del Comitato per il cielo scuro. Insomma, Niue ha colto l’occasione per diventare una meta esclusiva e attirare nuovi turisti, riducendo l’inquinamento luminoso come hanno fatto, in passato, altre zone del Pianeta per avere la “patente” di riserva di cielo scuro. Ma grazie alla sua piccola realtà peculiare, è diventata la prima nazione con questo merito. In fondo, l’economia di Niue, per le sue dimensioni, è piuttosto modesta. Un pugno di milioni di dollari di Pil, con la Nuova Zelanda (dalla quale si è ‘staccata’ con un proprio governo dal 1974) che contribuisce con denari e (assieme all’Australia) la maggior parte dei pochi turisti.
Le riserve di cielo buio
Sono circa 130 in tutto il mondo i luoghi riconosciuti dalla Dark sky association. Ci sono parchi e ‘santuari’ remoti e distanti da città e fonti di inquinamento luminoso. Il riconoscimento va anche alle comunità (e alle amministrazioni) che si impegnano a migliorare il sistema di illuminazione soprattutto con punti luce (lampioni e luci domestiche) che puntino solo verso il basso. Senza buttare, letteralmente, luce verso il cielo. Piccola nota, stando alle liste sul sito della Dark sky association, nessun luogo in Italia ha ancora ottenuto il certificato del cielo buio.
Repubblica.it