Mediobanca ha chiuso il primo semestre dell’esercizio 2019-20 con un utile netto pari a 468 milioni, in crescita del 4%; progrediscono anche i ricavi, saliti a quota 1,32 miliardi. A comunicarlo la banca stessa, che vede aumentare anche le masse gestite e i finanziamenti nei mutui e nel credito al consumo. Sul fronte dei ricavi il margine d’interesse è salito a 722 milioni (+3% anno su anno e dell’1% trimestre su trimestre) mentre le commissioni sono salite del 5% anno su anno. Sul fronte del rapporto costi ricavi l’indicatore è rimasto sotto il 45%, mentre su quello dei coefficienti patrimoniali il Cet1 è al 14,1%, superiore di oltre 550 punti base ai minimi regolamentari. In crescita gli impieghi alla clientela, saliti al 46,3 miliardi. Il cda di Mediobanca nei prossimi mesi lavorerà per allineare lo statuto dell’istituto alle migliori prassi internazionali agendo verosimilmente anche sulla norma che attualmente stabilisce che l’ad debba essere scelto fra manager che sono in piazzetta Cuccia da almeno tre anni. A dirlo, in una call con le agenzie di stampa a commento dei conti dei sei mesi dell’esercizio 2019-20, è l’attuale amministratore delegato Alberto Nagel. “Tenuto conto dei cambiamenti importanti nel nostro azionariato e del venir meno di determinati conflitti di interessi il board può migliorare lo statuto e renderlo in linea con prassi di mercato”, ha spiegato. Nei prossimi mesi il consiglio di Mediobanca farà partire anche “le attività che porteranno alla preparazione di una nuova lista di amministratori da sottoporre al nuovo voto in assemblea”: su questo fronte, ha aggiunto Nagel, “è ovvio che il Consiglio avrà come obiettivo proporre una lista di amministratori che sia ancora più indipendente e adeguata a gestire un business come quello di Mediobanca”. Alberto Nagel, è fiducioso che le preoccupazioni espresse dalla famiglia Doris, che controlla uno dei principali azionisti di piazzetta Cuccia, Mediolanum, e anche da altri investitori istituzionali sulle tensioni relative alla governance del gruppo verranno meno. “Questo tipo di preoccupazione è un commento che ci siamo sentiti rivolgere anche da buona parte degli istituzionali”, ha premesso rispondendo a una domanda sulla scelta della famiglia Doris, che ha comunicato come la partecipazione in Mediobanca non venisse più ritenuta strategica dopo l’ingresso come primo socio di Leonardo Del Vecchio e la sua volontà di salire oltre il 10%. “Delfin (la holding di Del Vecchio, ndr) è un gruppo che ha saputo generare moltissimo valore in campo industriale affermando un leader mondiale nel mondo dell’ottica attraverso una società quotata, quindi avendo a che fare con altri azionisti. Penso sia perfettamente consapevole di questo tipo di preoccupazioni e del fatto che Mediobanca può generare valore nel momento in cui ha una struttura azionaria e di governance come quelle delle società a lei comparabili. Sono altrettanto sicuro che Delfin non voglia che Mediobanca perda valore”, ha detto Nagel. “Credo che alcune delle preoccupazioni che abbiamo letto o sentito possano essere riassorbite o venir meno”, ha concluso in una call con le agenzie di stampa.