Da I leoni di Sicilia di Stefania Auci a M di Antonio Scurati, da Mantieni il bacio di Massimo Recalcati a La via della bellezza di Vito Mancuso, ancora da La notte della sinistra di Federico Rampini a La nostra casa è in fiamme di Greta Thunberg: sono quasi tutti i generi letterari tra romanzi, saggi e manuali pratici a spingere al rialzo le vendite di libri nel 2019, per la prima volta da anni in Italia sia a valore (+4,9% per quasi 1,5 miliardi di euro) sia a volume (+3,4% per oltre 100 milioni di copie). Infatti, non succedeva dal 2010 che anche il numero di copie salisse, in parallelo a quello del fatturato, secondo i dati a consuntivo 2019 di Aie (Associazione italiana editori, in collaborazione con Nielsen per il mercato trade e basandosi su stime Aie non definitive per il mercato e-book).
Ma, stando sempre alle elaborazioni dell’associazione presieduta da Ricardo Franco Levi, quello che davvero sorprende è il peso percentuale dei lettori forti sul totale di chi legge: sono solamente il 14% ma generano il 40% del mercato a copie. Che l’Italia fosse un paese in cui lo zoccolo duro della lettura è affidato a pochi si sapeva ma non che fosse così preponderante il ruolo di chi legge almeno 7 libri in un anno. Di contro, i lettori meno assidui sono quasi la metà del bacino di consumatori (47%) ma sostengono solo un contenuto 18% del mercato (sempre a copie). Dove si perdono per strada i lettori? Appena compiono 20 anni, visto che tra i 6 e i 19 anni (complice anche la scuola) i lettori sono scesi di poco dal 2011 al 2018 (rispettivamente 56,3% e 53,1%). L’andamento nelle altre fasce anagrafiche della popolazione è tutto in calo.
Tra le altre evidenze quantitative presentate ieri a Venezia da Aie, in occasione della giornata conclusiva del 37° seminario di perfezionamento della Scuola per librai Umberto ed Elisabetta Mauri, emerge poi una discrepanza tra il numero di lettori potenziali per libreria e il numero effettivo di chiusure delle insegne. Se al Nord della penisola c’è il bacino maggiore (11.200 clienti per negozio) e il (coerente) minor tasso di chiusure di librerie (-5,6% dal 2012 al 2017), il bacino del Sud è quello più ristretto (5 mila) ma le chiusure si fermano al 3,5%, soglia più bassa rispetto al 13,3% del Centro Italia con un bacino potenziale di clienti che arriva fino a 6.400.
A complicare la situazione contribuisce anche l’e-commerce, che coinvolge una fetta sempre maggiore di lettori. In sostanziale crescita dal 2007 all’anno scorso, le librerie su internet assorbono oramai più di un libro su quattro (26,7%, in crescita di 2,7 punti percentuali sul 2018). In parallelo le librerie fisiche si sono ridotte a coprire il 66,2% delle vendite di varia (giù analogamente di 2,8 punti percentuali). Stabile la grande distribuzione organizzata (gdo), anche perché ormai ha ridotto la sua quota di mercato al 7,1%.
Come si comporterà il mercato del libro nel 2020 appena iniziato? C’è da premettere che nel 2018 come nel 2019 ha giocato un ruolo importante 18App, il bonus riconosciuto dal governo a tutti i diciottenni. In particolare, nel 2018 a fronte di uno stanziamento di 290 milioni di euro, sono stati spesi in libri 132,4 milioni, ossia il 69% della spesa totale. Nel 2019, invece, con risorse disponibili per 240 milioni, ne sono stati spesi in libreria 131,5 milioni (66%). Ma per il 2020 il budget si è ridotto a quota 160 milioni, quindi le stime prevedono un beneficio sulle vendite più ridotto. Così l’Aie di Levi precisa che «l’impatto sul mercato potrà essere pesante», visto il minore stanziamento per il bonus. «Tanto più se si assommerà agli effetti delle nuove norme sul prezzo del libro, appena approvate dal Parlamento, che graveranno sui lettori e sulle famiglie», concludono dall’associazione di categoria lamentando la drastica riduzione del margine di sconto sul prezzo dei libri, a disposizione dei singoli punti vendita.
Marco A. Capisani, ItaliaOggi