Un anno a due facce il 2019 per il mercato dell’auto. Partito molto male, il settore si è ripreso nel corso dei mesi. Oggi si saprà come chiuderà visto che il ministero dei Trasporti comunicherà il dato sulle immatricolazioni di dicembre e dell’intero anno. Al calo delle immatricolazioni del 7,55% di gennaio, del 9,6% di marzo, del 3% di agosto si è contrapposto il balzo di settembre quando le vendite sono aumentate del 13,39% o di ottobre che ha visto un +6,67% fino all’ultimo dato di novembre (+2,17%). In ogni caso, nei primi undici mesi le immatricolazioni di autovetture nuove hanno evidenziato un calo dello 0,6%. Un andamento confermato dal Centro Studi Promotor che nelle sue analisi ha notato “a partire da luglio un graduale miglioramento del clima di fiducia degli operatori auto che per il prossimo futuro prevedono nel 72% dei casi mercato stabile o in aumento”. Potrebbero quindi esservi le condizioni per chiudere il 2019 quantomeno in pareggio con il 2018, cioè a quota 1.910.000 immatricolazioni o poco più, un livello che è comunque ancora al di sotto del 23,4% rispetto al massimo ante-crisi del 2007. Da valutare inoltre l’impatto delle misure della legge di Bilancio sul settore. Ma le ‘minacce’ per il mercato delle 4 ruote arrivano anche dalla legislazione europea. “Il 2020, con l’entrata in vigore dei nuovi limiti europei alle emissioni di CO2 e delle relative sanzioni, sarà un anno estremamente critico per le Case Auto già impegnate a sostenere investimenti miliardari per la elettrificazione e l’automazione”, sottolinea Michele Crisci, Presidente Unrae, l’associazione delle Case automobilistiche estere. In questo contesto, “con una domanda debole e volatile, il quadro normativo italiano aggiunge incertezza a incertezza, nella assoluta mancanza di un approccio strategico coerente e di un orizzonte – se non di lungo – almeno di medio periodo”, prosegue. “Si susseguono – aggiunge il presidente Unrae – proposte di provvedimenti scoordinati e incongruenti privi di una visione d’insieme, senza nessun coinvolgimento degli operatori di settore se non a cose fatte, con una tecnica “per tentativi” che scatena il panico per poi dichiarare la massima apertura al dialogo e tornare sui propri passi”. Per quanto riguarda, invece, le alimentazioni dei nuovi modelli, dai dati appare chiaro come gli italiani preferiscano ancora le auto ‘tradizionali’. Quelle diesel, nei primi 11 mesi del 2019, hanno rappresentato il 40,2% del totale (era il 51,6% nei primi undici mesi 2018), mentre quelle a benzina il 44,1% (era il 35,1% a novembre 2018). Quanto alle altre alimentazioni, nel periodo considerato, il peso delle auto a Gpl è stato del 7,1%, quello delle ibride del 6%, quello a metano del 2%. Grande fatica ad affermarsi per quelle elettriche che tra gennaio e novembre 2019 hanno rappresentato solo 0,6% del totale.