Nel mezzo del fallimento della conferenza ambientale Cop25 di Madrid, la buona notizia (incomparabile per dimensione) per i gruppi ambientalisti arriva da chi meno te l’aspetti: Goldman Sachs, uno dei simboli di Wall Street, ha dato una stretta ai suoi criteri di finanziamento delle fonti fossili.
Nell’aggiornamento sulle prassi che investono i temi ambientali, la banca americana ha messo nero su bianco l’impegno a far scendere gli esborsi che vanno direttamente a supportare nuove miniere di carbone o progetti di esplorazione esviluppo di campi petroliferi artici. Nel prossimo decennio ha posto un generico obiettivo di 750 miliardi di finanza a servizio della transizione climatica e della crescita inclusiva, riporta Bloomberg.
L’atteggiamento sposato da Goldman Sachs è comunque spia di un processo sempre più ampio che sta coinvolgendo il mondo della finanza. Il Rainforest Action Network e il Sierra Club, riporta l’agenzia Usa, hanno accolto positivamente la mossa sottolineando che fa di Goldman la più all’avanguardia delle sei grandi banche americane, sebbene ancora dietro a colossi europei come il Crédit Agricole e Bnp Paribas. Ma la decisione di mettere all’angolo i progetti petroliferi nell’Artico rappresenta “un primo passo decisivo tra le banche Usa per fermare il finanziamento dell’espansione dell’Oil&Gas”, si legge in un comunicato congiunto degli attivisti.
Repubblica.it