Le aziende umbre associate a Confindustria nel 2018 sono cresciute per fatturato, numero di dipendenti e valore aggiunto. È quanto è emerso nella conferenza stampa di fine anno del ramo umbro dell’associazione degli industriali, nel corso della quale il presidente, Antonio Alunni, ha presentato ai giornalisti i dati relativi allo scorso anno, basati sui bilanci, mentre non si conoscono ancora quelli dell’anno che si sta per concludere. “C’è una parte dell’economia regionale che sta comprendendo quali sono le leve sulle quali lavorare per vincere la sfida della competizione globale – ha commentato Alunni – un risultato che va spiegato e che può essere modello per tutte le altre aziende, in un contesto in cui la nostra regione ci ha abituato solamente a indici negativi”. Le 708 aziende associate nel 2018 – è evidenziato nel report – sono cresciute rispetto all’anno precedente del 12% in fatturato, del 4% in dipendenti, del 19% in valore aggiunto e del 36% nell’Ebitda (l’indice usato per valutare il rendimento di un’azienda). Tra le imprese prese in considerazione, 328 sono quelle manifatturiere, che rappresentano l’81% del Pil regionale e il 73% dei dipendenti del settore manifatturiero, che evidenziano dati analoghi a quelli complessivi, con un aumento del fatturato dell’8%, dei dipendenti del 4%, del valore aggiunto del 15% e dell’Ebitda del 25%. “È cresciuto anche il valore aggiunto pro capite – ha poi sottolineato Alunni – l’unico elemento che lo scorso anno ritenevamo critico perché era ancora molto basso”. Si tratta di indicatori che, secondo Confindustria, evidenziano che “bisogna insistere su percorsi che hanno portato alla crescita, alla ridefinizione dei prodotti messi in campo, all’innovazione affinché le fabbriche siano all’avanguardia dal punto di vista tecnologico, e alla continua crescita nella qualità del capitale umano”. Per il presidente si tratta di dati “di massimo rilievo, che dimostrano la volontà di puntare all’internalizzazione e alla crescita dimensionale”, fondamentale in un contesto dominato dalla piccola e micro impresa. A questo proposito, Alunni ha esortato a uscire dalla vecchia concezione che “piccolo è bello”, approfittando anche delle opportunità che si apriranno con i fondi europei per il prossimo settennato. “Arriveranno risorse rilevanti e servirà visione e linea strategica per far sì che trovino la giusta allocazione. I fondi strutturali – ha spiegato – saranno l’opportunità per le piccole imprese di diventare medie. La qualità dell’imprenditore è fondamentale ma la dimensione fa la differenza su scala globale. Competere nei mercati internazionali con aziende molto piccole rende la sfida difficile, se non impossibile”.