Direttori Ansa, Corsera, Messaggero e La7 a confronto sul futuro
In un’epoca in cui l’intelligenza artificiale (AI) è già in grado di scrivere notizie al posto dell’uomo, il ruolo del giornalista cambia ma non scompare, perché la capacità di valutare, interpretare e commentare i fatti non è alla portata delle macchine. Di questo hanno discusso i direttori dell’Ansa, Luigi Contu, del Corriere della Sera, Luciano Fontana, del Messaggero, Virman Cusenza, e del tg di La7, Enrico Mentana, nel corso del convegno “Giornalismo aumentato”, organizzato dall’Ansa oggi a Roma.
Un software di intelligenza artificiale può scrivere di un risultato calcistico o dei dati di Borsa, ma “analizzare una situazione e il suo contesto, interpretare i fatti, valutare l’affidabilità delle fonti e l’importanza di una notizia sono esempi di ciò che un giornalista fa quotidianamente, assumendosene anche la responsabilità, e che invece l’AI non può fare”, ha evidenziato Contu.
Con l’intelligenza artificiale “potremo avere meno routine, saranno le macchine a fare un po’ di lavoro di base, un lavoro che però è formativo per un giornalista”, ha detto Fontana. Nell’economia di una redazione, tuttavia, l’AI si rivela utile per molti aspetti, come le “notizie raccomandate” sul web.
Del rapporto tra cartaceo e digitale ha parlato Cusenza, secondo cui “sito e web tv non fanno concorrenza al quotidiano, su cui non solo la notizia, ma anche la sua interpretazione è fondamentale. “La tecnologia – ha osservato – serve anche a far sì che il valore aggiunto – quando c’è – venga fuori”.
Più tranchant l’opinione di Mentana, secondo cui “siamo come amanuensi di fronte all’arrivo di Gutemberg e della stampa a caratteri mobili. Nessuno sostituirà la nostra capacità di commentare i fatti o fare inchieste, ma la maggior parte del lavoro giornalistico sarà soppiantato”.
Ansa