Matteo Renzi ha avuto la meglio anche sugli 80 euro. Non soltanto può vantare di essere il padre putativo dell’alleanza tra Movimento Cinque Stelle e Partito democratico che ha dato vita al Conte-bis, adesso il “senatore semplice” può strappare l’allargamento della misura simbolo della sua esperienza da premier tra il 2014 e il 2016.
La manovra di bilancio allo studio del nuovo governo estenderà il bonus anche agli incapienti, ossia per i redditi sotto gli 8mila euro rimasti finora fuori perché la misura è modellata sull’Irpef, che verrebbe pagato come busta paga. L’attuale struttura infatti prevede che possa beneficiarne la fascia di reddito che va da 8.174 euro ai 24.600 euro. Oltre 24.600 e fino a 26.600 è riconosciuto soltanto parzialmente e riproporzionato in maniera indirettamente proporzionale all’aumentare del reddito.
Scema quindi l’ipotesi, sulla quale il ministero dell’Economia aveva lavorato nel corso dell’estate, di trasformare il bonus in una detrazione. Soluzione legata però alla necessità di finanziare la riforma fiscale così come ipotizzata dalla Lega e sulla richiesta di una flat tax. Nel pacchetto di interventi rientrerà anche un aumento degli sgravi per le imprese, che nelle intenzioni dovrebbe compensare i costi da sostenere per gli incrementi salariali collegati all’introduzione del salario minimo legale.
Mauro Romano, Milanofinanza.it