Stipendi non pagati, licenziamenti in vista, debiti verso fornitori e fisco, utenze della luce interrotte per morosità. La situazione di Magrì Arreda, rivenditore di mobili con sei punti vendita in Italia – sette fino a poche settimane fa – non induce all’ottimismo, anche se il finale di questa storia è ancora tutto da scrivere.
Come avevamo scritto lo scorso 3 luglio sono diversi i clienti che, in Rete, lamentano di aver pagato per mobili o intere cucine senza averle mai ricevute. Per molte di queste persone – compreso chi scrive – l’azienda risulta irreperibile. Dopo la pubblicazione dell’articolo altri consumatori hanno scritto alla nostra email, quasi tutti clienti del punto vendita di Trezzano sul Naviglio, che nel frattempo è stato ceduto alla società Torino 2.
Claudia Nigro, segretaria generale della Filcams Cgil di Brindisi, spiega a Repubblica qual è la situazione a oggi: “Alcuni lavoratori ci hanno segnalato che la società, il 3 giugno scorso, ha chiesto di aprire una procedura di riduzione del personale per 35 dipendenti su 59. La maggior parte di questi lavora nella sede di Francavilla Fontana”. Nel corso di un’assemblea con il sindacato i lavoratori hanno illustrato una situazione che Nigro definisce “tragica”: “Non hanno ricevuto la tredicesima, se non un piccolo acconto, ma soprattutto hanno preso l’ultimo stipendio ad aprile. Sappiamo che nel punto di vendita di Surbo (Lecce, ndr) hanno dovuto chiamare le forze dell’ordine perché alcuni clienti erano diventati aggressivi” per via di alcune consegne non effettuate. Ai licenziamenti diretti va aggiunto l’indotto: oltre 60 addetti alle consegne più le difficoltà cui vanno incontro i fornitori, soprattutto mobilifici. Il prossimo 16 luglio l’azienda incontrerà a Roma i tre sindacati Cgil, Cisl e Uil: in quella sede si potrebbe decidere la sorte dei 35 posti a rischio.
Situazione confermata anche da Carlo Colagiacomo, responsabile del punto vendita di Foggia: “Ci sono molti posti di lavoro a rischio. Tutto è scoppiato all’improvviso dopo dieci anni di stipendi regolari e nessun problema con la proprietà. A dicembre scorso è arrivata una verifica della Guardia di Finanza ed è arrivato il conto di alcuni investimenti sbagliati come quello di Trezzano sul Naviglio, che è costato molto e non ha dato i risultati sperati”.
Colagiacomo assicura che i dipendenti, nonostante la gravità della situazione e uno stipendio che, a parte una “mancia” da 450 euro a maggio, non arriva, continuano ad andare al lavoro per salvare il salvabile: “Il nostro dovere lo stiamo facendo fino in fondo. Molti fornitori hanno bloccato le consegne ma stiamo sistemando il 99% dei clienti: a chi ha già pagato un acconto per una cucina che non arriverà consentiamo di prendere altri articoli per lo stesso valore. Molti ci chiedono cosa sta succedendo ma facciamo fatica a rispondergli perché dalla società non abbiamo avuto alcuna informazione”. Il quadro è molto diverso a Trezzano sul Naviglio, dove Magrì Arreda ha venduto a Torino 2 srl. I clienti della vecchia società si trovano quindi ad aver pagato un acconto a una società che non opera più, e in un cartello esposto all’ingresso del punto vendita i nuovi proprietari si dicono “estranei alla gestione dei clienti in capo a Magrì Arreda srl”.
Del resto a Trezzano sul Naviglio erano mesi che le cose non andavano per il verso giusto. Secondo la testimonianza di una ex dipendente, che ha chiesto di restare anonima, i lavoratori del punto vendita lombardo hanno passato lo scorso Natale senza aver ricevuto lo stipendio di novembre, che è arrivato solo a gennaio, e al freddo perché l’impianto di riscaldamento era stato staccato per morosità.
Dopo i dipendenti, Filcams Cgil ha anche incontrato il commercialista e il consulente del lavoro di Magrì Arreda (i vertici sono stati azzerati dopo l’inchiesta della Guardia di Finanza del dicembre scorso). Dall’incontro, racconta Claudia Nigro a Repubblica, è emersa una situazione di stallo: “La società ha debiti sia verso i fornitori che verso il Fisco ma non ha fatto richiesta di concordato e non ha dichiarato fallimento. I prossimi appuntamenti sono l’incontro nazionale con i sindacati per parlare dei 35 lavoratori in uscita e, a fine mese, l’approvazione del bilancio”.
E proprio il bilancio sarà, in tutti i sensi, la resa dei conti. Anche alla luce di una possibile acquisizione da parte di altre società: “Se davvero ci fosse qualcuno interessato a rilevare Magrì Arreda, è chiaro che dovrebbe prima rendersi conto della situazione finanziaria della società, che al contrario di Mercatone Uno non possiede immobili di proprietà, generalmente asset molto appetibili per chi acquista”.
Federico Formica, Repubblica.it