Gli Stati Uniti hanno notificato l’aumento dei dazi per il «made in China». Da venerdì, si passa dal 10% al 25% nei confronti di 200 miliardi di dollari di prodotti cinesi. Lo ha affermato il rappresentante americano al commercio, sottolineando che la notifica è stata pubblicato sul Federal Register, l’omologo della Gazzetta Ufficiale. E questo a poche ore dall’arrivo dall’arrivo del vice premier cinese Liu He a Washington.
La decisione americana è con ogni probabilità la reazione alla marcia indietro fatta dalla Cina su quasi tutti i capitoli della bozza di accordo con gli Usa sui dazi. Ne aveva dato notizia nella mattina dell’8 maggio la Reuters, che ha citato 6 diverse fonti americane (tre dell’amministrazione e tre del settore privato).
Pechino, ha scritto l’agenzia, ha inviato un cablogramma nella notte, pieno di correzioni che – a sentire gli americani – indeboliscono l’intesa: in ognuno dei sette capitoli della bozza ha cancellato i passaggi sui propri impegni per riscrivere le norme sulla proprietà intellettuale, i trasferimenti di tecnologia, l’accesso ai servizi finanziai e la manipolazione della valuta.
Corriere.it