La riforma costituzionale che riduce di un terzo il numero dei parlamentari è arrivata al secondo dei quattro giri di boa previsti per le modifiche delle Carta. La proposta di legge 1585 – che taglia i deputati da 630 a 400 e i senatori da 315 a 200 compresi i senatori a vita – è approdata oggi nell’aula di Montecitorio per un passaggio parlamentare importante: se infatti verrà approvato anche dalla Camera il testo già passato al Senato, la maggioranza giallo verde (con l’innesto di Forza Italia) avrà la certezza matematica che il provvedimento non potrà più essere modificato nelle due successive letture previste di nuovo al Senato e ancora alla Camera per il prossimo autunno. Resta da vedere comunque se il quadro politico sarà ancora lo stesso, per quell’epoca; e andrà verificato anche l’esito dell’annunciato ricorso alla Corte costituzionale da parte di Stefano Ceccanti (Pd) che ha denunciato il taglio degli emendamenti dem da parte del presidente Fico perché giudicati inammissibili.
I numeri
La riforma, fortemente sponsorizzata dal M5S è qualche modo digerita dalla Lega, prevede una riduzione del 36,5% del numero dei parlamentari. I deputati saranno 400 in tutto (8 gli eletti all’estero e non più 12) e i senatori 200 (4 invece che 6 quelli del collegio estero). In termini numerici, si passerebbe da un deputato per ogni 96 mila cittadini a un eletto alla Camera per ogni 155 mila cittadini; analogamente, per il Senato il rapporto eletti/elettori passerebbe da 1/188 mila e 1/302 mila. La relatrice Anna Macina (M5S), che è già intervenuta in aula, ha ricordato che “l’italia è in Europa è il Paese che ha più parlamentari”. Riccardo Magi (+Europa) ha invece parlato di “propaganda elettorale per un provvedimento che non ha nulla a che fare con l’efficienza e la produttività del Parlamento” Il termine per gli emendamenti è previsto per oggi ma è certo che in aula si ripeterà quel che già è accaduto in prima commissione Affari Costituzionali: tutte le proposte di modifiche presentate dal Pd – che mirano, tra l’altro, ad allargare il perimetro del testo all’equiparazione dell’elettorato attivo e passivo di Camera e Senato – verrebbero giudicate inammissibili dal presidente della Camera Roberto Fico.
Il voto sugli emendamenti
Il voto sugli emendamenti e quello finale ci dovrebbero essere la prossima settimana. Per smorzare le polemiche il presidente della prima commissione – Giuseppe Brescia (M5S) – ha già proposto di trattare la materia dell’elettorato attivo e passivo in un altro provvedimento. Una leggina pilota. Insieme alla riforma costituzionale la Camere è chiamata ad approvare (definitivamente perché si tratta di legge ordinaria già passata al Senato) il provvedimento Calderoli che fissa la proporzione (tre ottavi) dei collegi uninominali “indipendentemente dal numero dei parlamentari”. La legge ordinaria verrebbe approvata subito mentre per quella costituzionale bisognerebbe aspettare l’autunno.
Dino Martinano, Corriere.it