«Sicuramente avanzerà qualche centinaio di milioni di euro dal reddito di cittadinanza perché non arriveremo mai al 100% delle richieste. Questi soldi verranno messi nel progetto per gli aiuti alle famiglie che fanno figli, sul modello francese». Così il vicepremier Luigi Di Maio, a Torino per presentare la «casa delle tecnologie emergenti», un incubatore di startup e imprese innovative che avrà sede proprio nel capoluogo piemontese. Secondo le ultime rilevazioni, le domande per il reddito di cittadinanza sono state poco più di 800 mila: sarebbero circa il 68% dei potenziali beneficiari (1.248.ooo famiglie) stimati nella relazione tecnica alla legge sul reddito di cittadinanza che stanzia 5,6 miliardi di euro quest’anno, quando al massimo il sussidio (fino a 780 euro al mese per una persona) sarà pagato per nove mesi (da aprile a dicembre) che salgono a circa 7,2 miliardi dal prossimo anno quando la misura andrà a regime.
Il ceto medio
«L’andamento degli aiuti alle famiglie in Italia, dopo i 20 mila euro annui e fino a 50 mila – dice di Maio – crolla, mentre il grafico degli aiuti negli altri Paesi ha un andamento lineare. In un momento di difficoltà economica a livello europeo, e oserei dire mondiale – sostiene – quello che dobbiamo fare è mettere in sicurezza il ceto medio, quelle famiglie che già nella crisi del 2008 sono andate man mano scivolando verso la povertà e dobbiamo continuare a proteggerlo anche perché deve aiutarci in un’altra crescita quella demografica che è probabilmente più importante anche di quella economica». Il nodo chiave del reddito di cittadinanza è in realtà legato al lavoro: chi non accetta di lavorare dovrebbe perdere il sussidio, ma la lentezza e i ritardi con cui sta partendo l’operazione navigator lascia aperto il dubbio che il reddito possa diventare un contributo a «fondo perduto», slegato dalla ricollocazione professionale.
Corriere.it