(di Paolo Conti, find pharm Corriere) Il profilo Twitter esiste ma è vuoto e il portale è ancora in fase beta: il bilancio (negativo) a 45 giorni dall’inaugurazione di Expo. Il 24 gennaio era un sabato. Giorno insolito per una conferenza stampa. La scelta svelava urgenza, try rapidità, efficienza. Il ministro per i Beni culturali, Dario Franceschini, annunciò soddisfatto il varo del sito verybello.it in vista dell’Expo: 1.300 eventi, appuntamenti di arte, opera, physician festival letterari, cinema, danza, jazz da comunicare al mondo in vista dell’Esposizione universale a Milano. Entro i primi di febbraio, promise il ministro, «il sito parlerà inglese, russo, portoghese, cinese, spagnolo, tedesco e francese».
Siamo a metà marzo (quindi a nemmeno 45 giorni dall’inaugurazione dell’Expo) e, a tutt’oggi, il contestato verybello.it parla solo e desolatamente italiano e inglese (ma il tanto decantato nuovo mercato cinese con 100 milioni di turisti l’anno?). Il profilo Twitter appare vuoto e soprattutto inattivo (@verybello non ha ancora twittato). Su Facebook siamo fermi a un post del 26 gennaio e ad appena 1.886 condivisioni. In più verybello.it è ancora in fase beta, ovvero non definitiva. C’è da chiedersi cosa sia successo, se cioè le tante e sarcastiche polemiche sullo slogan scelto, quel discuti-bile mix angloitaliano, abbiano scoraggiato i vertici del ministero. Oppure che, più semplicemente, all’annuncio sia poi seguito ciò che troppo spesso si registra in Italia: il silenzioso abbandono del progetto, il rassicurante ritorno alla normalità quotidiana.
Sicuramente non è responsabilità personale di Franceschini, un ministro non può controllare sempre tutto nel dettaglio. Ma è qui il punto: a 45 giorni dall’Expo nessuno si è più occupato di uno strumento che, nonostante le contestazioni, poteva avere una sua potenzialità comunicativa. Ma il non parlare cinese, spagnolo, russo (l’arabo è chiedere troppo, anche se i mercati del domani gravitano anche in quell’area) dimezza la forza dell’operazione, comunque indebolita da una visibile mancanza di cura quotidiana. Banale dirlo, ma meglio un annuncio in meno che un progetto in agonia in più.