Più diritti per i lavoratori delle consegne a domicilio. A quanto la Maggaioranza potrebbe introdurre in Parlamento in sede di conversione dei decreti a cui sta lavorando in questi giorni. Un primo ventaglio di ipotesi è inserito nel documento inviato dal Ministero del Lavoro alle parti coinvolte nel confronto governativo. Molte le novità: tra queste, divieto di pagamento a cottimo, massimo tre consegne l’ora, paga oraria minima, massimo 35 ore a settimana, un forfait come indennità di fine rapporto, rimborso spese per la manutenzione dei mezzi utilizzati – in genere bici o scooter.
Nel documento si indicano i “punti principali delle valutazioni elaborate” per garantire una serie di “tutele minime” ai ciclofattorini che consegnano cibo a domicilio. Nel testo si citano coperture Inps e Inail, divieto di utilizzare meccanismi di ranking reputazionale e diritto alla disconnessione, di cui ha parlato anche Pasquale Tridico, consigliere del ministro Di Maio, che ha sottolineato però l’intenzione di “riconoscere i rider come collaboratori e di equiparare le tutele a quelle del lavoro subordinato”. Nel documento si parla invece non di quadro normativo ma di punti “che potrebbero essere contenuti in un accordo collettivo”. Inoltre si parla di “rapporti di lavoro non di tipo subordinato” cui applicare le nuove tutele, indicando tra gli impegni da prendere tra le parti quello di non retribuire i rider con i nuovi voucher (“buoni lavoro”) e a non avvalersi di “collaboratori operanti con partita Iva”.
Sarà da vedere quindi quale sarà la sintesi dell’esecutivo – che non ha più riconvocato i tavolo dall’ultimo appuntamento del 7 novembre – sulla tipologia di lavoratori (autonomi o subordinati) cui ricondurre i rider, e su quali materie effettivamente si interverrà per legge.
Tra le ipotesi di lavoro anche quella di un impegno delle piattaforme a garantire “una soglia minima di attività lavorativa” con il suggerimento di “10 ore settimanali”, e un massimo appunto di 35 ore settimanali, oltre all’istituzione di un apposito Osservatorio al ministero.
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