La regina della moda si confessa: “La droga all’inizio era divertente, poi è stata solo tristezza e infelicità. Smettendo ho perso molti amici”
Donatella Versace, stilista e volto della maison fondata quarant’anni fa da suo fratello Gianni, torna a raccontarsi e questa volta lo fa dalle pagine di Vanity Fair. Il riferimento al fratello, mito della moda è inevitabile. “Non c’è intervistatore che non me lo nomini per primo. Ma sono contenta, parlare di lui lo fa stare qui. E mi fa bene”. Ma poi Donatella parla tanto di sé e mostrando il suo lato più autentico. Quello stesso lato che, quando le persone la fermano per strada, emerge spontaneo: “Ogni volta che la gente mi ferma per un selfie o un autografo, io comincio a parlare: Come ti chiami?, Cosa fai?, Come stai? Magari faccio male, non so, ma come si fa a far finta di niente con chi è gentile con te? […] L’unica cosa che so è che io sono vera”. E di autenticità la Versace parla anche quando racconta cosa è davvero importante per lei: tra cui, il valore da dare alle donne. “Siamo trattate diversamente nel campo del lavoro e del salario. Abbiamo una voce fortissima e non ci deve essere solo il momento #MeToo per essere ascoltate […] Anche io ho trovato un muro davanti, all’inizio. La mia voce e la mia resistenza l’avevo allenata con Gianni, che mi chiedeva parere su tutto anche se raramente eravamo d’accordo. Diceva che noi donne siamo più intelligenti”. E a proposito di donne, Donatella parla anche di sua madre, che per prima inaugurò con l’attività sartoriale e le boutique la tradizione modaiola di casa Versace. Una tradizione resa grande da Gianni e da lei, donna forte che apprezza le donne forti, donna che si definisce “entusiasta” e parla del rapporto con le nuove generazioni. “Sono entusiasta della vita che è preziosa. Non sono più una ragazzina e mi è venuta voglia di parlare ai giovani che amo molto […] Per lavorare con me un ragazzo deve avere il coraggio di dirmi cosa non gli piace. Che me ne faccio di persone che non mi aiutano a migliorare? […] Sono preoccupata per l’Italia. Per i giovani. Sono una donna di sinistra e ho conciliato la mia vita e le mie idee politiche dando lavoro e salari più che giusti”. Quando si parla a parlare di scelte di vita, il riferimento alla vendita dell’azienda è inevitabile: “Quello che è successo io non l’ho cercato, né volevo farlo. Poi ho incontrato John D. Idol, lo chairman della nuova società, che mi ha convinta. Il motivo per cui abbiamo venduto è che Versace deve rimanere Versace anche dopo di me”. Una maison da preservare, anche in accordo con la figlia Allegra, che per volontà dello zio Gianni ha ereditato il 50% dell’azienda. Ed è proprio parlando dei figli che Donatella Versace mostra un aspetto inedito. “Sono stata una madre strana. Ricordo quando una volta mi chiamò una maestra dell’asilo di Daniel per dirmi che il bambino era arrivato in classe assonnato e alla domanda: “Come mai non hai dormito?”, aveva risposto: “Perché Elton John suonava il pianoforte”. Era vero. La normalità io non la conosco. Se vuoi non partecipare alla vita sei normale, ma se vuoi partecipare la normalità la metti da parte”. A chi le domanda se si piaccia e che rapporto abbia con l’età, Donatella risponde: “Ma no, sono piena di difetti. Mi sono costruita un personaggio, anche fisico, per nascondermi: il biondo biondo, l’occhio nero. Adesso che mi sono liberata, sono meno bionda […] Non do importanza ai numeri. I compleanni in casa mia non sono mai piaciuti a nessuno”. E parlando di anni e di passato, la Versace ricorda un periodo oscuro, legato alla tossicodipendenza dalla quale è riuscita ad uscire. “Non mi sono mai più guardata indietro e non ci sono ricaduta. Era divertente all’inizio, poi è stata solo tristezza e infelicità. Ho perso tantissime persone perdendo la dipendenza. Poi alcuni di quegli amici hanno fatto il mio stesso percorso, ne sono usciti. È stato bello, allora, ritrovarsi”.
Huffingtonpost