La Procura di Milano ha richiesto l’archiviazione del caso riguardante Google Ireland Limited, dopo una lunga serie di indagini condotte dalla Guardia di Finanza di Milano e dall’Agenzia delle Entrate. Questo sviluppo giudiziario pone fine a un contenzioso che ha visto Google Ireland Limited sottoposta a severe accuse di omissione fiscale per gli anni 2015-2019.
Le accuse di omissione fiscale
Secondo le indagini, Google Ireland Limited aveva omesso la dichiarazione e il versamento delle imposte sui redditi prodotti in Italia. L’azienda sarebbe stata accusata di avere una stabile organizzazione occulta sul territorio nazionale, costituita dai server e dall’infrastruttura tecnologica essenziale per il funzionamento della piattaforma digitale. Il procuratore capo Marcello Viola ha detto: “Dagli approfondimenti è emerso che l’impresa estera, relativamente alle attività condotte sul territorio nazionale, aveva omesso la dichiarazione e il versamento delle imposte sui redditi prodotti in Italia per il tramite di una ipotizzata stabile organizzazione occulta di tipo materiale costituita dai server e dall’infrastruttura tecnologica essenziale per il funzionamento dell’omonima piattaforma per l’offerta di servizi digitali”.
L’accordo con l’Agenzia delle Entrate
Google Ireland Limited ha scelto di aderire all’atto di accertamento, uno strumento che permette di definire in tempi rapidi la posizione fiscale e regolarizzare eventuali pendenze. La società ha versato 326 milioni di euro all’Agenzia delle Entrate a titolo di imposte, sanzioni e interessi, ammettendo che le sue pratiche avevano avuto un carattere di elusione fiscale ed abuso del diritto. Questo versamento ha permesso di chiudere il contenzioso, anche se il fisco italiano aveva inizialmente richiesto ben 1 miliardo di euro.
La controversia sull’infrastruttura tecnologica
L’oggetto principale del contendere è l’esistenza di una stabile organizzazione materiale in Italia, sostenuta dall’Agenzia delle Entrate nel giugno 2023 e negata da Google. La Guardia di Finanza di Milano aveva dedotto questa organizzazione dalla presenza di dipendenti della consociata italiana Google Italy Srl e dall’infrastruttura tecnologica indispensabile per la fornitura dei servizi venduti dalla compagnia. Google, da parte sua, giustificava la presenza del personale italiano solo per il supporto alle vendite ai grandi clienti fino all’autunno 2019, sostenendo che l’infrastruttura tecnologica fosse gestita tramite contratti di servizi con un’altra società del gruppo.
La decisione della Procura
La complessità del caso ha portato l’Agenzia delle Entrate a riconoscere elementi di incertezza interpretativa. Nonostante ciò, Google è stata accusata di aver aggirato le regole tributarie in un modo che non rifletteva completamente la realtà economica generata dalla sua presenza fisica in Italia. Questo ha generato vantaggi fiscali non dovuti, sebbene non tecnicamente frutto di evasione. La Procura di Milano, considerando la somma versata da Google e l’incertezza interpretativa, ha quindi chiesto l’archiviazione del reato di omessa dichiarazione dei redditi, per il quale era indagata una manager irlandese difesa dall’avvocato Fabrizio Reggiani.
La trasparenza di Google
Nonostante le accuse, Google ha sempre sostenuto di operare in piena regolarità. La decisione della Procura di Milano sembra confermare che, pur essendo stata accusata di abuso del diritto, l’azienda non ha violato le regole tributarie in senso tecnico. La Procura ha ammesso la tranparenza delle spiegazioni fornite da Google, riconoscendo che la situazione presentava elementi di complessità e che la società ha collaborato attivamente per risolvere il contenzioso.