Il florovivaismo Made in Italy ha raggiunto nel 2024 il valore massimo di sempre, toccando quota 3,3 miliardi di euro. Un risultato trainato dall’export, che chiuderà l’anno a 1,3 miliardi, e dal lavoro di 19mila imprese impegnate a produrre piante e fiori di alta qualità su una superficie di 30mila ettari.
Il primo Rapporto nazionale sul settore
Questi dati emergono dal primo Rapporto nazionale sul settore, realizzato dal Centro Studi Divulga e da Ixe’ con Coldiretti e presentato a Myplant&Garden, una delle più importanti manifestazioni internazionali per i professionisti del verde.
Sfide e difficoltà
Nonostante il successo, il settore florovivaistico italiano deve affrontare diverse sfide, tra cui la difficile situazione internazionale, a partire dalla guerra in Ucraina, e gli effetti dei cambiamenti climatici.
Aumento dei costi e concorrenza sleale
A causa del conflitto, le aziende hanno subito un aumento dei costi dell’83% per i prodotti energetici e del 45% per i fertilizzanti rispetto al 2020, oltre a un +29% per altri input produttivi. A questi si aggiungono i costi in progressivo aumento e la concorrenza sleale delle importazioni a basso costo dall’estero.
L’impatto dei cambiamenti climatici
Da Nord a Sud della Penisola, il florovivaismo italiano deve fare i conti con l’impatto dirompente dei cambiamenti climatici. Secondo Divulga/Ixe’ due aziende agricole su tre hanno subito danni nell’ultimo triennio a causa di eventi estremi.
Le richieste di Coldiretti
Di fronte a questo quadro, Coldiretti chiede misure di sostegno alle imprese per contrastare i cambiamenti climatici, promuovere i prodotti 100% Made in Italy, valorizzarne l’elevato valore ambientale e gli effetti positivi sulla salute, e dare maggiore considerazione al settore all’interno della Politica agricola europea.
Le parole del Presidente Prandini
“Il rapporto Divulga/Ixe’ fotografa i record del florovivaismo Made in Italy ma fa suonare anche dei campanelli d’allarme da non sottovalutare – sottolinea il presidente della Coldiretti Ettore Prandini – a partire dal problema della redditività delle imprese, sempre più strette tra aumento dei costi e concorrenza sleale dall’estero. Anche per piante e fiori, così come per i prodotti alimentari, dobbiamo affermare con forza il principio di reciprocità delle regole, senza il quale rischiamo di vanificare l’enorme lavoro portato avanti in questi anni dai florovivaisti italiani in termini di sostenibilità delle produzioni, con effetti positivi importanti dal punto di vista dell’ambiente e della salute. Fino a che continueranno le importazioni selvagge di prodotti che non rispettano i nostri stessi standard, il valore aggiunto del ‘verde’ Made in Italy faticherà ad essere riconosciuto e premiato. E ciò impatterà duramente sull’economia dei nostri territori, tanto più che il florovivaismo è uno dei settori con il maggior utilizzo di manodopera”.