“Voglio innanzitutto chiarire la differenza tra odontoiatria sociale e odontoiatria pubblica: quest’ultima fa parte del Servizio sanitario nazionale (Ssn) e al suo interno l’odontoiatria svolge attività nell’ambito della clinica odontoiatrica del Policlinico Umberto I, dove noi ci prendiamo cura della salute orale dei cittadini romani e non solo. Per odontoiatria sociale si intende, invece, quella che avviene sotto forma di volontariato, legata all’assistenza che viene fatta, ad esempio, dall’ambulatorio odontoiatrico della Caritas di Roma”. Lo spiega all’agenzia Dire il professor Umberto Romeo, Sapienza Università di Roma, responsabile della Uoc di Chirurgia orale, Azienda Ospedaliero Universitaria Policlinico Umberto I. La struttura (viale Regina Elena 287/a) è aperta tutti i giorni dal lunedì al venerdì, dalle 8 alle 14.
“Anche noi curiamo i fragili, le persone immigrate- prosegue- ma in realtà il nostro è un servizio di odontoiatria pubblica, ovvero legato al Ssn e curiamo i vulnerabili sanitari e sociali”.
“La nostra- evidenzia Umberto Romeo– è una realtà che esiste da diversi anni e a cui afferiscono ogni anno circa 8000 pazienti adulti dai 14 anni in su. Nelle nostre strutture vi sono diverse discipline e quella che dirigo da poco meno di un anno si occupa della diagnostica e della terapia di tutte le patologie chirurgiche inerenti il cavo orale e della parte relativa alla riabilitazione impiantare”.
“Ci occupiamo anche della gestione, il cosiddetto management, dei pazienti a rischio medico- dice ancora- quelli che presentano patologie sistemiche come i pazienti diabetici, cardiopatici o ipertesi, nonchè pazienti con patologie oncologiche od oncoematologiche che devono essere poi sottoposti a trapianti d’organo. In questo caso, con il management dei pazienti a rischio medico, il reparto farà attività di screening ma anche terapeutica-chirurgica”.
“In più- afferma- intercettiamo le patologie neoplastiche e non delle mucose orali e abbiamo la gestione di quei pazienti che sviluppano osteonecrosi dei mascellari farmaco correlate. Ci sono infatti farmaci che vengono prescritti per motivi oncologici o anche per le patologie osteometaboliche che alla lunga possono creare determinate problematiche sulle ossa mascellari. Noi ci occupiamo della prevenzione e del trattamento di queste patologie nel momento in cui si sviluppano”.
Un altro aspetto che la Uoc di Chirurgia orale gestisce è quello relativo all’impiego di tecnologie innovative che possono essere utili nella chirurgia orale, nella chirurgia implantare e in quella rigenerativa. “Mi riferisco- informa il professor Romeo- all’utilizzo degli strumenti ‘piezoelettrici’, che servono a tagliare l’osso in maniera minimamente invasiva, all’impiego del laser per le patologie delle mucose orali e all’uso di biomateriali per le rigenerazioni e di concentrati piastrinici autologhi, tutte cose che migliorano la rigenerazione ossea e dei tessuti molli, permettono tempi di recupero più brevi e migliorano i risultati clinici dei nostri pazienti. Tutto questo avviene attraverso un lavoro di equipe nella Uoc che prevede il lavoro dei professori Roberto Pippi, Alberto De Biase e Andrea Cicconetti insieme al personale socio-sanitario”.
Umberto Romeo pone infine l’accento su un aspetto poco conosciuto, quello che prevede che le tariffe odontoiatriche siano stabilite tramite i vari codici Isee. “Da gennaio di quest’anno- rende noto l’esperto- sono stati modificati i tariffari. Prima c’erano i pazienti esenti ticket e poi quelli che ne pagavano una quota minima. La Regione ha però modificato le nuove disposizioni dei Lea. I vulnerabili sanitari hanno una serie di problematiche e non pagano nulla, poi ci sono i vulnerabili sociali, che hanno una quota differente a seconda dei livelli Isee: chi ha Isee 1 deve fare solo l’impegnativa, chi ha un reddito con Isee 2, compreso tra 8mila e 13mila euro, non ha alcuna esenzione. Chi, invece, ha un Isee 3, quello superiore ai 20mila euro, dovrà pagare il 20% di una quota”.
“Le cure odontoiatriche presso la nostra struttura non sono dunque tutte a costo zero. Si tratta di un aspetto poco conosciuto che a volte lascia un po’ perplessi i nostri cittadini-pazienti- conclude- ma voglio ricordare che i cittadini pagano sempre molto meno rispetto ai costi di una struttura privata”.