C’è qualcosa di eterno nel panorama che si ammira da Rocca Sinibalda, borgo medievale della provincia di Rieti. Dall’alto dei suoi 552 metri, la rocca e il borgo dominano la Valle del Turano con un misto di silenziosa fermezza e antica saggezza, come se volessero ricordare a chi arriva che il tempo qui ha un sapore diverso, senza la frenesia della città. Rocca Sinibalda, che oggi conta appena 800 abitanti, deve il suo nome, forse, a un nobile Sinibaldo, oppure ai Sabini, antichi abitanti della zona. Quello che è certo è che il borgo e il suo castello, che domina l’intero abitato, hanno visto passare i secoli come il fiume che scorre ai loro piedi. Costruita nel 1062, pensata per difendere il borgo, la fortezza venne trasformata in residenza nobiliare nel Cinquecento, per volere della famiglia Cesarini. All’architetto Baldassarre Peruzzi, tra i grandi del Rinascimento, venne affidato il compito di disegnare il nuovo castello. Fece una cosa curiosa: lo progettò con la pianta a forma di scorpione, quasi a voler dare una firma personale a quel possente edificio che si staglia sui tetti delle case. Col passare degli anni, il castello cambiò proprietari, ma non perse mai la sua allure, restando imponente e affascinante, un punto di riferimento per il borgo e, oggi, un’attrazione per i visitatori. In estate, specie ad agosto, Rocca Sinibalda si accende con la festa patronale di San Giovanni Battista. È in quei giorni che il paese si riempie di vita, con processioni, concerti e sagre. E tutto sembra colorato dalla gioia festaiola che dà brio e voglia di bellezza.
E il castello, naturalmente, diventa il palco perfetto per concerti e spettacoli, come un vecchio teatro che riprende vita per una sera. Qui, anche la cucina parla di tradizione e pazienza. Dai “fregnacci,” una sorta di lasagne condite con sughi corposi, ai “maccheroni a fezze,” simili agli spaghetti, Rocca Sinibalda offre sapori che raccontano storie antiche, di campi e raccolti, di mani che impastano. Il tutto accompagnato da polenta, salsicce e dolci a base di miele e noci, un tripudio di sapori semplici e genuini, come le persone che abitano questi luoghi. Non a caso, da qualche tempo, Rocca Sinibalda è capofila della Green Community Alta Sabina: è un progetto che unisce borghi e foreste in una visione di rinascita per rilanciare i territori interni con servizi, natura e innovazione, dedicato ai cercatori di un futuro diverso e sostenibile. Non è semplice raggiungere il borgo, ma è un viaggio che vale la pena fare: da Roma basta un’ora e mezza, seguendo l’A1 fino a Fiano Romano, e poi la Salaria fino a Rieti. La strada può essere un po’ tortuosa, ma una volta arrivati, si capisce che l’attesa e qualche curva in più valgono la pena. Rocca Sinibalda è così, un borgo dove si respira ancora l’essenza del Lazio antico, fatto di borghi e castelli, di panorami che sembrano usciti da un altro secolo, perfetto per chi vuole lasciare per un po’ il frastuono della modernità e abbracciare il silenzio e la bellezza delle cose semplici.