L’autorità sudcoreana per la protezione dei dati personali ha recentemente inflitto una multa di 14 milioni di euro a Meta, la società madre di Facebook e Instagram, per la raccolta e l’uso improprio di dati sensibili appartenenti a circa un milione di utenti sudcoreani. Secondo quanto dichiarato dalla Commissione per la protezione dei dati personali della Corea del Sud, Meta avrebbe violato le normative locali che vietano l’uso di informazioni private quali opinioni politiche, credenze religiose e dettagli relativi alla vita sessuale senza ottenere esplicito consenso.
L’indagine ha rivelato che Meta avrebbe raccolto dati comportamentali degli utenti di Facebook, come le pagine apprezzate (“like”) e i clic su specifici annunci pubblicitari. Queste informazioni sarebbero state poi analizzate per creare annunci pubblicitari personalizzati su temi delicati, come questioni di genere, orientamento sessuale e il tema particolarmente sensibile dei disertori della Corea del Nord. La Commissione per la protezione dei dati personali ha dichiarato che Meta avrebbe sfruttato questi dati senza l’autorizzazione necessaria, violando il diritto alla privacy sancito dalle normative nazionali.
L’uso di dati personali per il targeting pubblicitario è una pratica comune per Meta e altri colossi tecnologici, ma le leggi sulla privacy variano sensibilmente da un paese all’altro. In Corea del Sud, il trattamento di informazioni sensibili richiede un livello di trasparenza e consenso esplicito che, secondo l’autorità sudcoreana, Meta non avrebbe garantito.
Meta non ha ancora rilasciato un commento ufficiale sulla sanzione, ma in casi simili ha sostenuto di voler collaborare con le autorità locali e adeguarsi alle normative. Tuttavia, la multa rappresenta una chiara indicazione delle crescenti pressioni internazionali sui giganti del settore tecnologico per garantire un rispetto più rigoroso delle leggi sulla privacy, in un contesto in cui la raccolta e l’uso dei dati personali diventano sempre più scrutinati.
La vicenda potrebbe spingere altri paesi a monitorare più attentamente le pratiche di raccolta dati dei social media, soprattutto in relazione alle informazioni sensibili, e rappresenta un importante precedente per le questioni di privacy e controllo sui dati nell’era digitale.