Per indennizzare gli operatori della filiera zootecnica colpiti dall’emergenza della peste suina africana il Governo ha stanziato per l’anno in corso la somma di 10 milioni. Lo ha ricordato in aula alla Camera Claudio Barbaro, sottosegretario all’Ambiente e alla Sicurezza energetica, rispondendo ad un’interrogazione urgente della deputata di Italia viva Maria Chiara Gadda. Le risorse, puntualizza Barbaro, sono state sbloccate lo scorso 7 ottobre (con la legge 143) e coprono nello specifico “i danni indiretti derivanti dalle misure sanitarie di contenimento dei focolai, come il blocco della movimentazione degli animali”. Si tratta, continua il sottosegretario, di “un contributo attivo di sostegno alle aziende, in base all’entità reale del danno economico patito”. Per quanto riguarda i danni diretti, invece, interviene la vecchia legge 218 del 1988, che in pratica assicura la copertura dell’intero valore degli animali morti o abbattuti nell’ambito dei focolai e dei prodotti derivati come le carni. Inoltre, ricorda ancora Barbaro, “il decreto legge 63 del 15 mqggio scorso ha rifinanziato il fondo di parte capitale per gli interventi strutturali in materia di biosicurezza, con cinque milioni per il 2024 e 15 milioni per il 2025”. Il ministero dell’Agricoltura “sta approntando il decreto per la ripartizione di tali fondi alle Regioni interessate”. Per quanto riguarda la richiesta di sgravi fiscali e contributivi in particolare per le aziende soggette da mesi a zone di restrizione, invece, “il ministero dell’Economia “ha rappresentato la necessità di una valutazione di compatibilità con la disciplina europea in materia di aiuti di Stato”.
Sul fronte della gestione “operativa” dell’emergenza (che dal gennaio del 2022 flagella in Europa anche Germania, Polonia, Estonia, Lettonia, Slovacchia, Grecia, Lituania, Romania Ungheria e Bulgaria), una novità annunciata riguarda poi l’incremento dell’organico del personale veterinario che si occupa dei controlli. “Con la consapevolezza dell’ingente mole di controlli che richiedono il costante intervento dei servizi veterinari e del personale addetto ai test diagnostici- conferma l’esponente del Governo interrogato- nel contesto dell’emergenza Psa in diversi contesti è stata rappresentata l’esigenza di un incremento di organico, attraverso anche la possibilità di trasferimento temporaneo di personale afferente a distretti non coinvolti dall’epidemia, al fine di efficientare le risorse umane”. In “tal senso si assicura il massimo impegno degli uffici del ministero della Salute e di tutti gli enti coinvolti per ottimizzare personale e risorse e rendere estremamente efficaci le misure adottate per contrastare l’epidemia”. Barbaro conferma poi che, come annunciato mercoledì a Modena dal commissario per l’emergenza Psa Giovanni Filippini, “con la Protezione civile sono già stati avviati e sono tuttora in corso appositi contatti tra il capo dipartimento e il commissario straordinario alla Psa, volti all’individuazione di possibili modalità di collaborazione e di misure e interventi ad hoc, come la ricerca attiva delle carcasse, anche tramite il coinvolgimento delle associazioni di volontariato afferenti al dipartimento della Protezione civile stessa”. Tra le misure straordinare attivate nelle regioni Piemonte, Lombardia ed Emilia-Romagna, l’ordinanza commissariale della scorsa estate, “ha rivisto le misure sulla Psa su tutto il territorio nazionale, con particolare riferimento alla sorveglianza dei cinghiali, al rafforzamento e alla costruzione di barriere stradali ed autostradali e alla ricerca di carcasse, con il coinvolgimento di personale dedicato incluse le forze armate”. Il provvedimento contempla inoltre la possibilità di “destinare all’autoconsumo le carni dei cinghiali abbattuti durante l’attività venatoria e di controllo faunistico, solo se risultati negativi ai test di laboratorio sulla ricerca del virus della Psa”, evidenzia ancora il sottosegretario. Che infine, sul fronte della macellazione dei capi provenienti dalle zone di restrizione, ricorda che la normativa vigente “prevede già la possibilità di effettuare le movimentazioni per il macello dei capi, nel rispetto di specifiche condizioni sanitarie e di biosicurezza”.