Negli ultimi vent’anni, l’obesità in Italia è aumentata del 36%, un dato che non può passare inosservato e che dovrebbe farci riflettere profondamente. Secondo una ricerca condotta dalla Fondazione Aletheia, il 14% delle calorie consumate nel nostro Paese proviene da cibi ultra-processati. Questo è un segnale allarmante di un cambiamento nei nostri stili alimentari, che potrebbe avere conseguenze disastrose per la salute pubblica.
L’aumento dei consumi di alimenti altamente trasformati è particolarmente preoccupante tra i giovani, soprattutto nella fascia d’età tra i 5 e i 30 anni. Questi prodotti, che includono merendine, bevande gassate e snack salati, sono spesso carichi di additivi chimici come coloranti e dolcificanti artificiali. Anche se considerati sicuri, la loro presenza nei nostri pasti quotidiani solleva seri interrogativi sulla loro salubrità. Questo è aggravato dall’effetto cocktail, ovvero l’assimilazione ripetuta di questi additivi durante la giornata, che potrebbe compromettere la nostra salute.
Ma cosa comporta tutto ciò? Attualmente, il 46% della popolazione italiana è in sovrappeso o obeso, corrispondente a circa 23 milioni di persone. Questo è un dato drammatico, e la situazione non è meno preoccupante per gli adolescenti e i giovani adulti. Le conseguenze di questo comportamento alimentare sono devastanti: malattie croniche, complicazioni di salute e un futuro incerto.
Le stime sono chiare: se riuscissimo a ridurre del 20% le calorie provenienti da cibi ad alto contenuto di zuccheri e grassi, potremmo prevenire fino a 688.000 casi di malattie croniche entro il 2050. Ma non solo: anche l’economia del nostro Paese trarrebbe vantaggio da questa riduzione, con un potenziale risparmio di 12 miliardi di euro per la cura di malattie evitabili.