“Se, come è molto probabile, l’Ucraina, visto che scade il contratto di trasporto, non firmasse più, o la Russia non firmasse più con l’Ucraina il trasporto attraverso il pipeline a sud che arrivi in Austria, mancherebbero molti miliardi metri cubi di gas”. Questo lo scenario presentato dall’Ad di Eni Claudio Descalzi (nella foto) nel corso del proprio intervento durante il convegno organizzato da Fratelli d’Italia a Milano. Il numero uno di Eni quindi non considera affatto conclusa la crisi energetica scaturita due anni e mezzo fa in seguito al conflitto tra Russia e Ucraina. “I miliardi di metri cubi che non vengono più dalla Russia all’Italia sono tanti, sono molti molti, nel senso che erano 150, 160, sono arrivati fino a 180 miliardi”. In tal caso, lo scenario potrebbe sì essere come indica Descalzi piuttosto frastagliato, “con il clima che quest’anno potrebbe non essere mite come gli ultimi due anni, questo accordo di trasporto che potrebbe non esserci, unito a un certo arbitraggio tra americani, Cina e con l’India”, e neanche le elezioni statunitensi potrebbero poi cambiare più di tanto, “e se lo faranno lo faranno in modo indiretto, in quanto questo scenario è una situazione strutturale”. Infatti, questi equilibri come spiega l’Ad Eni, “si sono spostati negli ultimi dieci-quindici anni, da quando le compagnie americane sono tornate negli Stati Uniti perché hanno trovato le loro risorse, e la Russia già da prima si era spostata verso l’Oriente, verso la Cina, verso l’India. Non a caso aveva costruito prima del 2014 una pipeline nella parte orientale della Siberia di 40 miliardi di metri cubi all’anno che andava in Cina, e dovevano costruirne un secondo, solo che credo abbiano avuto delle difficoltà”. Insomma, come indica Descalzi, elezioni americane a parte, “c’è uno spostamento di mercato ma è anche normale perché il mercato europeo dal punto di vista della domanda di gas è inelastico dal 2000, cioè nel 2000 noi consumavamo in Europa circa 400 miliardi e subito prima del covid erano 420, ma nel mondo se nel 2000 si consumavano 2.000 miliardi di metri cubi, oggi siamo passati a 4.200 milioni di metri cubi, tutti a est. Ecco perché- osserva infine Descalzi- è chiaro che chi produce e vive vendendo gas si pone delle domande e incomincia in modo strategico a muoversi”.