Assunzioni di medici e infermieri, ma anche defiscalizzazione dell’indennità di specificità che renderà più ricche le buste paga: è su questi due obiettivi che si concentra soprattutto la richiesta di maggiori risorse per la sanità nella Manovra del ministro della Salute, Orazio Schillaci, che allontana le cifre che stanno circolando (1,2-1,3 miliardi di euro): «Stiamo lavorando perché siano di più». Nessuna frenata sui decreti attuativi dei provvedimenti per abbattere le liste di attesa («stiamo rispettando i tempi»). E fiducia nel decreto appena votato dal governo per contrastare le violenze negli ospedali contro gli operatori sanitario («le risorse serviranno anche per potenziare la videosorveglianza dove è insufficiente»). Sono questi alcuni dei punti fermi del ministro Schillaci, al ritorno dall’assemblea dell’Onu a New York.
Lei ha chiesto con insistenza in Finanziaria più risorse per la sanità. Indiscrezioni dicono che il ministro Giorgetti concederà 1,2-1,3 miliardi di euro in più, cifra che secondo molti sarà insufficiente. Cosa ne pensa?
«La cifra che mi cita è indubbiamente insufficiente, ma non sono questi i numeri di cui stiamo parlando con il ministro dell’Economia. Stiamo lavorando per ottenere quanto più possibile e continueremo ad incalzare le Regioni perché ogni euro sia speso al meglio, senza sprechi. Serviranno anche per le nuove assunzioni e per la defiscalizzazione delle indennità di specificità del personale perché vogliamo pagarlo meglio».
Un altro grande male della sanità italiana è rappresentato dalle liste di attesa. Come mai non ci sono ancora i decreti attuativi dei provvedimenti approvati un mese e mezzo fa?
«Il decreto sulle linee guida per la piattaforma nazionale di monitoraggio è già stato trasmesso alla conferenza Stato-Regioni. Gli altri sono tutti in fase di predisposizione. I dati sono già confortanti. Diverse strutture hanno iniziato ad adottare nuove procedure e regolamenti che stanno riducendo sensibilmente i tempi di attesa».
Arresto in flagranza differita e fino a i cinque anni di reclusione per chi aggredisce un operatore sanitario: basterà a fermare la violenza contro medici e infermieri? Proprio nelle ultime ore c’è stata una nuova aggressione al pronto soccorso del Gemelli di Roma.
«Occorreva una risposta forte e l’abbiamo data. Questa misura di prevenzione e di deterrenza si aggiunge a quelle che abbiamo approvato lo scorso anno. I cittadini devono sapere che ci sono più presidi di polizia, che se aggrediscono un medico o un infermiere, un operatore sociosanitario le pene sono state aumentate e che si può procedere d’ufficio anche senza la denuncia di chi ha subito violenza. Da oggi scatta anche l’arresto in flagranza differita e sono previste pene più severe per chi distrugge reparti o pronto soccorso. Sono beni al servizio di tutti e non è accettabile che vangano devastati come abbiamo visto. Anche quella è violenza. È chiaro che puntiamo a scoraggiare atteggiamenti violenti, ma come ho detto più volte occorre un’azione forte a livello culturale. Non è un’operazione semplice, ne siamo consapevoli. Non possiamo però arrenderci all’idea che ci siano cittadini che non portano rispetto verso il personale sanitario o che, condizionati da quello che leggono su internet, possano ergersi al di sopra di chi è qualificato per quello che fa e che, ricordiamolo, non è infallibile. Nessuno lo è».
A volte il cittadino è condannato a lunghe attese in pronto soccorso.
«So bene naturalmente che se in un pronto soccorso c’è carenza di personale e le attese si allungano, è più facile che si crei tensione. Ma questo non giustifica le aggressioni. Stiamo facendo ogni sforzo per poter assumere più personale e soprattutto pagarlo meglio».
Avevate annunciato questo decreto qualche tempo fa, inoltre si è parlato di rafforzamento dei posti di polizia negli ospedali. Eppure, la violenza non si ferma.
«Vero, ma nei giorni scorsi ci sono stati anche arresti di persone che hanno aggredito operatori sanitari. Anche questo va segnalato per far capire che si fa sul serio. Non c’è impunità. Il decreto lo abbiamo annunciato il 12 settembre, dopo 15 giorni è stato approvato. Era una richiesta anche delle categorie e abbiamo mantenuto l’impegno».
In che modo la videosorveglianza aiuterà a prevenire questi episodi?
«La video sorveglianza è importante per l’applicazione dell’arresto in flagranza differita ed è un altro strumento di tutela per gli operatori sanitari e di deterrenza per utenti e pazienti che vanno in ospedale. Con le Regioni possiamo anche ragionare sull’opportunità di regolamentare gli accessi nelle strutture».
Mauro Evangelisti, ilmessaggero.it