«Cosa accadrà adesso?». Ha la voce dello spettatore distaccato ma non troppo: Luigi Di Maio osserva lo scontro interno ai Cinque Stelle con lo sguardo dell’ex che non rimpiange ciò che ha lasciato. Un ex che conosce molto bene i protagonisti e il terreno del duello tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte. Non a caso qualche stoccata in queste settimane l’ex leader M5S, che portò il partito a vincere le Politiche nel 2018, l’ha già messa a segno.
«Mi risulta che Grillo non abbia ancora formalizzato a Conte un atto con l’interpretazione secondo cui non si possano indire votazioni sui due mandati e il simbolo», ha detto all’Adnkronos poche settimane fa l’ex ministro degli Esteri, ora rappresentante Ue per i Paesi del Golfo, prima che la querelle si spostasse su un piano legale. E ha aggiunto: «In pochi mesi Conte gli porterà via anche l’argenteria. E poi gli cancellerà il contratto di consulenza». Parole che rilette ora sembrano precorrere i tempi. Grillo si è rivolto poi ai legali per sfidare Conte e l’ex premier ha ipotizzato come replica uno stop proprio ai contratti di consulenza e alla manleva che tutela il fondatore.
E ora cosa accadrà appunto? Di Maio, intercettato mentre è in partenza per l’assemblea Onu in programma a New York, ha una visione politica del duello ai vertici. «Grillo dovrebbe stracciare i contratti che ha firmato con il Movimento: è l’unica strada che ha per non essere più subalterno politicamente a Conte e per avere chance di vincere la sfida», dice al Corriere. Una mossa che — spiega l’ex leader — avrebbe sì ricadute economiche sul fondatore, ma gli darebbe credibilità e sposterebbe lo scontro dall’attuale piano legale a un livello politico appunto. Stracciare i contratti, inoltre, riaprirebbe la partita del simbolo e toglierebbe a Conte alcune carte da giocare.
Di Maio, che ha ribadito più volte negli ultimi mesi di non riconoscersi nei Cinque Stelle attuali, comprende i meccanismi, i rapporti di forza, i codici e codicilli della guerra interna al M5S, essendo stato mediatore insieme a Roberto Fico del primo scontro tra Grillo e Conte nel 2021. E ha una sua idea precisa, che puntualizza al Corriere: «Grillo ha sbagliato strategia: doveva sostenere Virginia Raggi e non schierarsi in prima persona nel duello. L’ex sindaca ha un seguito numeroso tra militanti e attivisti e avrebbe smosso gli equilibri interni: avrebbe spostato il focus da una battaglia legale a una politica, dopo il risultato delle Europee (in cui i Cinque Stelle hanno toccato con il 9,99% il loro minimo storico, ndr)», sostiene l’ex ministro.
La partita nel Movimento, però, sembra complessa e difficile da decifrare. L’esito non appare affatto certo. «Conte deve assicurarsi che nessuno usi il simbolo del Movimento contro di lui», ha detto Di Maio in tempi non sospetti. Il timore di una scissione rimane altissimo e anche l’ex leader — che di una scissione è stato protagonista due anni fa — non esclude nulla. L’unica certezza la sembrano dare i numeri: ogni strappo «importante» della storia pentastellata è coinciso con un calo significativo nelle preferenze prese. Anche un sondaggio riservato, nel 2021, aveva consigliato un matrimonio d’interesse. «C’è un nuovo Di Maio in grado di mediare tra Conte e Grillo?». Ma l’ex capo politico dribbla la questione.
Emanuele Buzzi, corriere.it