l governo italiano sta esplorando nuove collaborazioni con diverse case automobilistiche cinesi per rafforzare il settore automotive tra i due Paesi. Tra i progetti in discussione con Dongfeng Motors, si parla della possibile realizzazione di uno stabilimento produttivo in Italia, che potrebbe diventare un hub per l’intera Europa. Secondo il Sole 24 Ore, una stima della società di consulenza AlixPartners indica che un impianto di questo tipo, con una capacità produttiva di 150-200 mila veicoli all’anno, potrebbe creare tra 9 mila e 11 mila posti di lavoro, senza contare l’indotto. Tuttavia, rimangono aperte questioni importanti, come la necessità di specifiche competenze professionali.
Il governo italiano, attraverso il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso (in foto), ha lanciato un piano pluriennale per rilanciare il settore automotive, con incentivi statali destinati solo alle aziende che utilizzano componenti europei, preferibilmente italiani. Questo approccio mira a rafforzare la filiera locale e a contrastare la concorrenza aggressiva di Paesi come la Cina. Nonostante la volontà di proteggere il mercato interno, l’Italia sta comunque cercando di sfruttare le opportunità offerte da Pechino: sono stati infatti firmati documenti con aziende cinesi leader nelle auto elettriche, come BYD, Ayways e Dongfeng.
Nelle trattative con Dongfeng Motors si discute della creazione di un hub produttivo in Italia, con possibili coinvolgimenti di aziende italiane nel settore della componentistica e una possibile partecipazione pubblica minoritaria. Durante una missione a Pechino, Urso ha incontrato i vertici dell’azienda cinese per discutere di potenziali investimenti in Italia, mentre anche la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha firmato un memorandum d’intesa con il governo cinese per una cooperazione industriale sui veicoli elettrici.
Sebbene l’apertura di un nuovo stabilimento potrebbe creare fino a 11 mila posti di lavoro, emergono dubbi sulla disponibilità di competenze adeguate per supportare un progetto di tale portata. Dario Duse di AlixPartners sottolinea la necessità di figure professionali specializzate, come esperti in intelligenza artificiale, robotica avanzata e big data analytics, competenze che attualmente scarseggiano nel settore automobilistico italiano. Inoltre, è importante considerare i costi pubblici associati alla creazione di nuovi posti di lavoro, che potrebbero variare tra i 27 mila e i 51 mila euro per posto di lavoro perso.
In Europa, altri Paesi stanno già collaborando con aziende cinesi: BYD sta costruendo un impianto produttivo in Turchia, e Chery ha avviato una joint venture in Spagna con EV Motors. Tuttavia, l’arrivo di un nuovo produttore cinese in Italia non è stato accolto con entusiasmo da Stellantis, il principale costruttore di auto in Italia. Nonostante le preoccupazioni iniziali, il ministro Urso ha dichiarato che il governo intende collaborare con Stellantis, i sindacati e le altre imprese della filiera automotive per aumentare la produzione nel Paese, cercando di trovare una strada condivisa che tuteli gli interessi di tutte le parti coinvolte.