Nei primi tre mesi del 2024 i ricavi delle principali società internazionali di Media & Entertainment sono aumentati dell’1,7% anno su anno, in rallentamento rispetto al +2% registrato nell’ultimo consuntivo annuale (2023/2022). L’espansione dei ricavi dei servizi streaming continua inarrestabile, con una crescita del 12,5% che porta questo segmento a rappresentare il 20,4% del giro d’affari complessivo del settore, superando per la prima volta la Pay TV tradizionale, che si ferma al 20,1% e segna una contrazione del 3,2% rispetto al primo trimestre del 2023.
In Italia, il giro d’affari del settore radiotelevisivo è stato pari a 8,9 miliardi di euro nel 2023, in crescita dell’1,6% rispetto al 2022. Nel 2022 i ricavi avevano pressoché eguagliato i valori pre-pandemici (-0,1% rispetto al 2019). La ripresa ha interessato tutti i comparti: la TV in chiaro è cresciuta dello 0,2% (4,8 miliardi), la TV a pagamento del 3% (3,4 miliardi) e la radio del 4,9% (0,6 miliardi). La TV a pagamento mostra tendenze opposte: la Pay TV tradizionale continua a calare (-4,9%), seppur con un’intensità minore rispetto agli anni passati, mentre i servizi S-Vod proseguono la crescita a doppia cifra (+10,4%). Il peso specifico dello streaming è in forte aumento e nel 2023 ha rappresentato il 53% dei ricavi della TV a pagamento (1,8 miliardi), in rialzo di oltre 38 punti percentuali rispetto a cinque anni prima.
Nel 2023 i ricavi dei dieci principali operatori del settore italiani sono complessivamente cresciuti dell’1,6% rispetto al 2022, sebbene risultino ancora inferiori del 6,9% rispetto al 2019. Questo grazie alla continua espansione del segmento S-Vod (+9,2%) e alla ripresa del mercato pubblicitario (+3%). I ricavi della Pay TV rimangono invece in calo (-4,9%). Il settore è fortemente concentrato, con i primi tre broadcaster tradizionali (Rai, Sky e Mediaset) che sviluppano il 77% del giro d’affari complessivo. In termini di fatturato, Rai è in prima posizione nel 2023 (2,7 miliardi, +0,3% rispetto al 2022), seguita da Sky (2,1 miliardi, +2,3%) e Mediaset (2 miliardi, +2,5%). La crescita esponenziale delle piattaforme online prosegue, con Netflix che nel 2022 (ultimi dati disponibili) ha registrato ricavi per 616 milioni grazie a oltre 5 milioni di abbonati.
Nonostante il contesto competitivo inasprito dalla continua evoluzione tecnologica e dalla crescente offerta, il settore nel 2023 mostra una certa stabilità nei livelli occupazionali rispetto al 2022 (-0,9%). Tuttavia, rispetto al periodo pre-pandemico, la riduzione degli organici è più accentuata, principalmente a causa del passaggio dal business della TV lineare alla crescente offerta streaming, che richiede meno personale. L’ebit margin aggregato è ancora negativo (-1,4% nel 2023), ma in netto miglioramento (+4 punti percentuali rispetto al 2022). La non soddisfacente redditività dei principali operatori è una conseguenza dell’ingresso nel settore dei cosiddetti Ott (Over-the-top, come Netflix e Dazn).
Per il 2024 si prevede una crescita del 2% dei ricavi complessivi dei principali operatori italiani del settore, grazie alla ripresa del mercato pubblicitario (+5%), trainato principalmente dagli importanti eventi sportivi dell’anno (olimpiadi ed europei di calcio), alla continua crescita dei formati Subscription Ad-supported e all’incremento degli abbonamenti ai servizi streaming, sebbene con un impulso ridotto rispetto al passato.
Con il segmento S-Vod sempre più competitivo e vicino alla saturazione, considerando anche la diminuzione del potere d’acquisto del consumatore medio, si intensificherà la competizione nelle offerte A-Vod (Advertising Video on Demand) e Subscription Ad-supported (un ibrido tra S-Vod e A-Vod). Nel prossimo futuro è quindi atteso un rallentamento delle sottoscrizioni a pagamento.
Il canone Rai rimane il più basso d’Europa, con un costo unitario inferiore alla media (0,25 euro al giorno per abbonato contro 0,34 euro medi). Le TV pubbliche tedesca e britannica sono molto più onerose per i contribuenti (0,60 e 0,51 euro giornalieri rispettivamente). A livello continentale, prosegue il processo di abolizione del canone, riscosso solo in 10 Paesi europei nel 2022, rispetto a circa il 50% nel 2019; l’ultima nazione ad affrancarsi dal canone è stata la Francia nel 2022.
Nel 2023, il giro d’affari aggregato dei 21 principali operatori internazionali privati è stato di 361,6 miliardi (+2% rispetto al 2022), con circa l’85% generato dai player statunitensi, sette dei quali sono inclusi nella Top 10 della classifica per fatturato guidata da Comcast (110 miliardi). Il primo gruppo non statunitense è Vivendi, settimo con ricavi di 10,5 miliardi, mentre l’unica altra europea nella Top 10 è la lussemburghese Rtl Group in nona posizione (6,2 miliardi). La redditività industriale nel 2023 ha registrato un ebit margin dell’11,8%, in calo di 0,6 punti percentuali rispetto al 2022; tra le otto società con redditività superiore alla media, cinque sono statunitensi, due europee (la belga Dpg con il 16,5% e la francese TF1 all’11,9%) e una sudafricana (MutiChoice con il 13,7%). Sul podio per redditività si collocano Netflix al 20,6% (+2,8 punti percentuali), Comcast al 19,2% (+0,5 punti percentuali) e TelevisaUnivision al 19,1% (-1,2 punti percentuali). Nel 2023, quattro operatori hanno registrato una redditività negativa: la svedese ViaPlay (-6,8%), le statunitensi Warner Bros. Discovery (-2,1%) e Paramount (-1,9%), e la tedesca ProSiebenSat.1 (-1,2%).
In risposta all’espansione dello streaming, i principali operatori statunitensi hanno avviato un percorso di consolidamento del settore, realizzando sei aggregazioni di rilievo dal 2018 a oggi, oltre al progetto di fusione tra Paramount e Skydance approvato nel luglio 2024. Anche in Europa iniziano a vedersi segnali di internazionalizzazione: nell’aprile 2024 Canal+ Group (Gruppo Vivendi) ha lanciato un’OPA sulla sudafricana MultiChoice (17esima, con ricavi 2023 pari a 2,8 miliardi), già partecipata al 45,2%. Il gruppo Mfe (15esimo, con 2,8 miliardi) è invece salito al 28,87% del capitale del colosso tedesco ProSiebenSat.1 (13esimo, con 3,9 miliardi), avvicinandosi alla soglia dell’OPA obbligatoria, dalla cui finalizzazione potrebbe nascere un importante gruppo paneuropeo nell’industria dell’intrattenimento e dei contenuti.