Quasi trent’anni fa, il grandissimo Toto Cutugno cantava “Voglio andare a vivere in campagna”. Ve lo ricordate? Era un inno alla serenità bucolica lontana dal caos cittadino. Tuttavia i tempi sembrano essere cambiati, e la melodia che oggi risuona nelle orecchie degli italiani potrebbe essere più simile a un frenetico jingle pubblicitario per centri commerciali e negozi di prossimità.
Un’indagine realizzata da Confcommercio in collaborazione con Swg nell’ambito del progetto “Cities” rivela infatti una sorprendente verità: l’88% degli italiani considera la presenza di negozi un fattore determinante nella scelta del quartiere in cui vivere. Solo una persona su 10 preferisce l’isolamento di una zona esclusivamente residenziale, senza i tanto amati servizi di prossimità. Questo dato ci dipinge un quadro ben diverso dall’idilliaca vita rurale che Cutugno immaginava: gli italiani vogliono vivere in città, dove il tintinnio delle casse registratrici sostituisce il cinguettio degli uccelli.
Secondo gli intervistati, abitare in una zona residenziale con molti negozi di prossimità non è solo comodo, ma anche economicamente vantaggioso. Un immobile situato in un quartiere vivace e ben servito potrebbe vedere crescere il proprio valore almeno del 20%. Al contrario, in un’area affetta da desertificazione commerciale, lo stesso immobile potrebbe perdere il 15% del suo valore. Un differenziale complessivo di oltre un terzo che fa riflettere su come l’economia locale influisca direttamente sul mercato immobiliare.
Le attività economiche di prossimità, però, non sono solo questioni di compravendita. Per quasi i due terzi degli intervistati (64%), rappresentano un’occasione di incontro che rafforza l’appartenenza alla comunità, offrendo anche un servizio attento alle persone fragili (59%), un presidio di sicurezza (57%), una garanzia di cura dello spazio pubblico (54%) e un facilitatore dell’integrazione (49%). I negozi di quartiere sono il tessuto connettivo delle nostre città, una sorta di salotto urbano dove si intrecciano le vite e le storie dei cittadini.
Riguardo i consumi, dove fanno acquisti gli italiani? Per farmaci (64%) e tabacchi (59%) la vicinanza è essenziale, e i negozi sotto casa restano i preferiti. Tuttavia, per beni come abbigliamento (64%), alimentari a lunga conservazione (60%), accessori per la casa (60%) e prodotti di elettronica (53%), i centri commerciali e le grandi strutture distributive dominano la scena. Questi megastore sono i nuovi templi del consumo, mentre i negozi del centro città registrano percentuali di acquisto tra il 2% e il 5%, quasi come un’opera d’arte che pochi apprezzano davvero.
Purtroppo la visione idilliaca di Cutugno potrebbe oggi sembrare un po’ anacronistica. L’italiano di oggi sembra preferire il brulichio delle città, dove ogni necessità è a portata di mano. Forse, più che la serenità delle campagne, ciò che si desidera davvero è la comodità di un caffè sotto casa, un parco curato dal negozio di fiori all’angolo, e la sicurezza di una farmacia aperta anche la domenica. In questo nuovo ritornello della vita urbana, il frastuono delle città diventa il sottofondo rassicurante di una comunità viva e vibrante, lontana dalla solitudine (anche benefica e a volte necessaria) della campagna.