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Il ritorno del redditometro in versione 4.0. Lo strumento di accertamento induttivo non amato dagli italiani, congelato dal 2018 per una lunga manutenzione, rientra arricchito dai miliardi di dati dell’e-fattura. Ma anche, in un certo senso, più consapevole e più selettivo. E non disdegna di guardare al concordato preventivo biennale con il quale potrà giocare un ruolo di spinta all’adesione e alla regolarizzazione. Sembra questa la speranza dietro la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del 20 maggio 2024 n. 116 del decreto del ministero dell’economia del 7 maggio, sulla determinazione sintetica del reddito complessivo delle persone fisiche dell’amministrazione finanziaria.
Pubblicazione a sorpresa
La pubblicazione ha preso in contropiede il mondo tributario più concentrato nell’attesa dei nuovi provvedimenti di attuazione della riforma. Un brivido che ha fatto tornare alla mente il vecchio redditometro con il suo monitoraggio grezzo degli stili di vita incongruenti con quanto dichiarato o risparmiato. Uno strumento che in molti pensavano addirittura fosse stato abrogato ma che in realtà era stato messo dormiente in attesa di un aggiornamento, tramite decreto, degli elementi indicativi di capacità contributiva, sentite ISTAT e le associazioni dei consumatori. In questo sonno fiscale poi è arrivata una tirata di orecchie della Corte dei conti sollecitando l’attuazione del DM in quanto adempimento espressamente previsto dalla norma.
Leo: scelta obbligata
E dunque una scelta obbligata, come ha spiegato il viceministro Maurizio Leo che ha firmato il decreto: «con il nostro decreto, siamo intervenuti per correggere una stortura che si è creata nel 2018, quando il Governo Conte 1 ha abolito il D.M. 16 settembre 2015, il cosiddetto “redditometro”, del Governo Renzi e aveva contestualmente stabilito che si dovesse emanare un nuovo decreto con dei paletti precisi a garanzia del contribuente, in modo da limitare al minimo il contenuto induttivo dell’accertamento, e privilegiando sempre il dato puntuale a garanzia del contribuente. Purtroppo», ricorda Leo, «quel decreto non è mai stato emanato e, invece di favorire il contribuente, si è creato un vuoto nei limiti all’azione dell’amministrazione finanziaria nell’applicazione dell’accertamento sintetico, introducendo di fatto un meccanismo di redditometro permanente e senza alcuna limitazione. Dopo sei anni, il Governo di centrodestra è finalmente intervenuto e ha emanato un decreto, preventivamente condiviso con le associazioni dei consumatori, l’Istat e il garante della privacy, che fissa dei paletti precisi a garanzia del contribuente e introduce, tra le altre cose, anche un doppio contraddittorio obbligatorio». Per Leo non c’è alcun ritorno al vecchio redditometro ma solo più garanzie per i contribuenti.
Le reazioni
La precisazione del ministero prova a placare le critiche che si sono sollevate sia da FI sia dalla Lega. Alberto Gusmeroli, presidente della commissione attività produttive (Lega) ha osservato: «Noi crediamo che il miglior modo per far emergere il sommerso sia semplificare il Fisco che è tra i più complicati al mondo – la maggiore imposta che pagano tutti gli italiani è proprio la complicazione fiscale – e gradualmente ridurre la pressione tributaria, oltre ovviamente ai controlli, ma non crediamo a strumenti induttivi di accertamento come il redditometro». Fonti di Forza Italia fanno trapelare che il partito e’ “sempre stato contrario” al meccanismo del redditometro per i controlli fiscali.
Cautele sono manifestate dai professionisti che sono fiduciosi di allontanare lo spettro della catastizzazione del reddito percorsa con il vecchio redditometro. Per Elbano de Nuccio presidente del consiglio nazionale dei commercialisti: «Si tratta di una tipologia di accertamento ben noto al nostro ordinamento tributario, introdotto già con la riforma degli anni Settanta del secolo scorso, che viene utilizzato dal Fisco in particolare per scovare i c.d. evasori totali del tutto sconosciuti al Fisco che, pur non avendo a disposizione particolari fonti reddituali, manifestano un tenore di vita elevato. Il redditometro, se utilizzato per questo tipo di situazioni, costituisce certamente un utile strumento di contrasto all’evasione, se invece fosse utilizzato come forma di “catastizzazione” del tenore di vita dei contribuenti, tradirebbe invece lo scopo per il quale il legislatore del secolo scorso ha introdotto tale metodo di accertamento”, ha concluso de Nuccio.
Una riflessione condivisa da Rosario De Luca, presidente del consiglio nazionale dei consulenti del lavoro: «Come ogni strumento di accertamento induttivo, può essere utile ma dipende come viene concretizzato poi nell’attività quotidiana degli uffici. In precedenza, era di fatto diventato una sorta di parametro automatico, concetto che cozza con la realtà aziendale che è fatta di documenti contabili e di movimentazioni finanziarie. Ed è stato questo il motivo per cui era stato accantonato. Cioè il creare diffusamente situazioni contabili aziendali virtuali dalle pesanti ripercussioni. Sarà dunque importante non ripercorrere questa strada, riservando il redditometro soltanto per il contrasto all’evasione».
Il chiarimento in consiglio dei ministri
Intanto il viceministro Leo ha concordato con la Presidenza del Consiglio di relazionare al prossimo Consiglio dei Ministri di venerdì in merito al contenuto del decreto ministeriale 7 maggio 2024 che introduce limiti al potere discrezionale dell’Amministrazione finanziaria di attuare l’accertamento sintetico.
Cristina Bartelli, ItaliaOggi