Un nuovo studio condotto da Altroconsumo ha sollevato interessanti considerazioni sulle diete più sostenibili dal punto di vista ambientale. L’analisi ha confrontato tre tipologie di diete: mediterranea, vegetariana e vegana, evidenziando le differenze nel loro impatto sull’ambiente e sul portafoglio dei consumatori.
Secondo l’indagine, le diete vegetariana e vegana generano un impatto ambientale significativamente inferiore rispetto alla dieta mediterranea. Questo perché l’esclusione di carne e pesce riduce l’emissione di gas serra e l’utilizzo di risorse naturali come suolo e acqua.
La dieta vegana si è rivelata la più sostenibile, con un impatto ambientale inferiore del 32% rispetto alla dieta mediterranea e del 18% rispetto a quella vegetariana. Questo regime alimentare si basa su cereali, legumi, verdura, frutta, oli vegetali e bevande vegetali, eliminando completamente gli alimenti di origine animale.
D’altra parte, la dieta vegetariana, che include uova e latticini, ha mostrato un impatto ambientale leggermente superiore rispetto a quella vegana, soprattutto a causa del consumo maggiore di acqua per la produzione di formaggi.
Sul fronte economico, la dieta vegetariana si è rivelata la più conveniente, con un costo settimanale di circa 53 euro, seguita dalla dieta vegana con 54 euro. Al contrario, la dieta mediterranea è risultata la più costosa, con una spesa settimanale di circa 63 euro, principalmente a causa del costo elevato di carne e pesce.
Analizzando nel dettaglio la composizione delle spese alimentari, emerge che per chi segue la dieta mediterranea, il pesce costituisce una parte significativa della spesa settimanale, seguito dalla carne e dai latticini. Per i vegetariani, la spesa è influenzata principalmente da frutta, verdura e latticini, mentre per i vegani, legumi, frutta secca e alternative vegetali alle proteine sono i principali fattori di costo.