Il settore sanitario è il terzo più ambito dai giovani europei, dietro solo a lusso ed educazione. Tra le professioni del mondo della sanità, le più ricercate sono quelle relative alla salute mentale. Questi i principali risultati della ricerca commissionata a Ipsos da Fondazione Clariane – presente in Italia con il network della salute Korian – che fa luce sull’attrattività delle professioni sanitarie tra i giovani di 7 Paesi europei. “Il ‘calo delle vocazioni’ in sanità è un elemento sistemico, non possiamo pensare di affrontare la crescente domanda di cure e assistenza sanitaria richiamando i medici in pensione o semplicemente aumentando i posti nelle università- spiega il presidente e ceo di Korian Italia, Federico Guidoni- I dati evidenziano un ampio divario tra le aspirazioni dei giovani e la loro percezione delle professioni sanitarie, soprattutto per quanto riguarda driver ritenuti fondamentali come il bilanciamento vita lavoro, la flessibilità oraria e il salario. Il settore privato e quello pubblico sono chiamati a dialogare e fare sistema anche su questo fronte, per essere pronti alle sfide del futuro. Possiamo fare meglio, investendo ancora di più in formazione e in nuove modalità organizzative e di lavoro favorite dall’introduzione massiva della digitalizzazione ed automatizzazione dei processi a minor valore aggiunto e dall’introduzione strutturata dell’intelligenza artificiale. Tutti elementi estremamente attrattivi per i giovani. Usare tutte le risorse a disposizione e usarle meglio: questo deve essere il nostro obiettivo”. L’indagine di Ipsos, condotta tramite questionario online tra ottobre e novembre 2023, ha coinvolto 2100 giovani di età compresa tra i 16 e i 20 anni. Sono trecento i giovani di 7 Paesi (Francia, Germania, Italia, Belgio, Paesi Bassi, UK e Spagna) che hanno così espresso la propria percezione riguardo al mondo delle professioni sanitarie, ma non solo. Di grande interesse, infatti, l’analisi dei driver di scelta e delle barriere al lavoro. A livello aggregato, i giovani europei mostrano un alto livello di fiducia nell’abilità di trovare un lavoro dopo aver completato gli studi (75% si dichiara infatti fiducioso/molto fiducioso). Il dato si rivela alto anche in Italia (74%), uno dei Paesi analizzati con il tasso di disoccupazione giovanile più alto. Quali sono i driver che inducono i giovani europei a considerare una carriera? Il bilanciamento tra vita privata – lavoro è considerato il criterio più importante nella scelta del lavoro (60%); tra i fattori più citati, compaiono anche il fascino della professione (56%), l’atmosfera e le relazioni sul luogo di lavoro (50%) e il fatto che la carriera sia in linea con i propri valori (48%). Per quanto riguarda l’Italia, si evidenzia alta attenzione anche per i livelli salariali (58%) e l’opportunità di avanzamento di carriera (54%). Per i giovani dei 7 Paesi in cui è stata svolta l’analisi, il settore sanitario è il terzo settore più ambito dai giovani europei (45%), dietro a lusso (51%) e mondo dell’educazione (47%). Guardando alle aspirazioni dei giovani italiani, risultano molto ambiti anche il lusso (62%) e il settore delle tele-comunicazioni (61%), mentre le professioni sanitarie si posizionano sotto la media europea (42%); nel mondo sanitario, le carriere più ambite sono quelle legate alla salute mentale (66%), davanti a paramedici (61%) e medici (60%); meno attrattive la professione infermieristica (49%) e i ruoli da operatore sociosanitario (45). I fattori che spingono i giovani europei a considerare una professione infermieristica e sociosanitaria sono l’utilità del lavoro (69%), il senso di orgoglio che esse trasmettono, la riconoscenza sociale e la soddisfazione personale (58%) e l’opportunità di lavorare in team (46%); il 48% dei giovani italiani, inoltre, indica anche i livelli salariali. Quali sono le barriere per lavorare come infermiere o operatore sociosanitario? I giovani europei hanno risposto: il carico di lavoro (39%), l’avere a che fare con le malattie (37%), l’irregolarità dell’orario lavorativo (34%), i livelli salariali (29%), lo sforzo fisico (29%) e la difficoltà di bilanciare la vita privata con il lavoro (28%); il 33% dei giovani italiani, segnala tra queste difficoltà anche la durata degli studi necessari per accedere a determinate carriere.