(di Tiziano Rapanà) Spaghetti con le cozze, uno pensa al paradiso laico in terra. All’incontro e al successivo sposalizio fortunato, tutto bello e riuscito. Dal perfetto approdo del prezzemolo tritato all’olio al peperoncino così adatto a donare quel quid che fa l’unicità. Eppure i sogni non sempre sono delle realtà scintillanti. E allora ecco il dramma dei gusci, uno si dice: perché? È sempre così nei ristoranti, uno vuole evitare il sentiero della fatica ed invece sono lì pronti a fare guarnizione, corredo e al tempo stesso ruolo da co-protagonisti (indesiderati, ovvio, antagonisti per naturale difficoltà del manducatore). Non si potrebbe fare a meno del guscio? Non è una pepata o un sauté: si potrebbe fare a meno, dico io. E lasciatelo mangiare in pace questo povero cliente che non ne vuole sapere di sprecare fatica per un piacere così ghiotto. E allora dolci cozze aiutatemi voi, riproducetevi senza gusci: innalzatevi alla vita così, con naturalezza. Io voglio mangiare con tranquillità e so di non essere solo a chiedere di poter accingermi alla prelibatezza con la massima distensione. Ma come si fa una buona pasta con le cozze? Non vi riporto ricette, sul web trovate dei video interessanti di Mimmo Corcione e Luca Pappagallo, affidatevi al loro estro. Poi decidete voi: alcuni amano bollire la pasta per lasciarla insaporire nel sughetto alle cozze, altri preferiscono compiere una fusione a caldo e quindi “risottano” – così si dice – la pasta direttamente in padella. Pepe o peperoncino? Anche qui, è il vostro palato a comandare. Il prezzemolo (questa è una dritta mia da semplice “non cuciniere”) rigorosamente in padella a fuoco spento, dopo che i giochi sono stati fatti.