Nel 2023 le identità digitali Spid hanno raggiunto in Italia quota 36,8 milioni, con un aumento del 10% rispetto all’inizio dell’anno, mentre le Carte d’identità elettroniche sono 41,2 milioni, con un incremento pari al 26%. Prosegue anche la crescita di piattaforme come PagoPa e l’appIO. Oltre che sul fronte della trasformazione digitale, passi in avanti sono stati compiuti lungo la penisola anche verso la transizione ecologica, soprattutto a seguito dell’introduzione del nuovo codice degli appalti pubblici, in vigore da luglio 2023, in cui si sancisce l’obbligo di prevedere nei bandi e negli avvisi pubblici i Cam (Criteri ambientali minimi) e i criteri sociali.
A delineare lo scenario in continua evoluzione della pubblica amministrazione italiana è la nona edizione del report Barometro Pa curato, in collaborazione con l’Istituto Piepoli, da Fpa, società del gruppo Digital360 che promuove l’innovazione digitale come motore di sviluppo sostenibile e inclusivo dell’economia e di rinnovamento delle imprese e della pubblica amministrazione.
«Il 2023 ha rappresentato una nuova stagione per la centralità assunta dalle persone dentro la Pa, percepite come attori di primo piano per il cambiamento del paese, ci stiamo lasciando finalmente alle spalle la visione della macchina pubblica come fardello» commenta Gianni Dominici, amministratore delegato di Fpa. «L’Annual Report descrive una Pa più consapevole del ruolo centrale riconquistato, una Pa che nel 2023 ha navigato veloce ma controvento. Per migliorare la navigazione, oltre a semplificare le procedure, a ridisegnare i concorsi, a puntare su digitalizzazione e formazione, è necessario anche sostenere il nuovo interesse nei confronti della Pa cambiandone la narrazione, facendo emergere persone e progetti virtuosi. Dobbiamo adottare nuovi modelli organizzativi basati sull’ascolto, per valorizzare le energie dei giovani talenti e rispondere a un cambiamento sempre più veloce, come ci dimostra la rivoluzione portata dall’intelligenza artificiale». Se da un lato si registrano numerosi progressi, sono però ancora tante le criticità da superare.
Una Pa più tecnologica
Dalla lettura del rapporto emerge che Pagopa, ossia la piattaforma informatica che consente a cittadini ed imprese di effettuare pagamenti a favore delle pubbliche amministrazioni, nel 2023 ha registrato 386,3 milioni di transazioni, per un valore di 83,5 miliardi di euro, +16% rispetto al 2022. Mentre l’app IO, grazie alla quale è possibile usufruire di molteplici servizi, ha raggiunto 36,5 milioni di download, +13% rispetto al 2022.
Al cospetto di tali numeri, crescono anche gli enti pubblici che hanno adottato l’autenticazione tramite Spid per accedere ai propri servizi digitali, avendo toccato superato quota 16.900, +4.600 rispetto a fine 2022. Le Pa, invece, con l’accesso “Entra con Cie” (ossia con la Carta d’identità elettronica) sono più di 7.300, circa 1.100 in più rispetto all’anno precedente. E ancora, le Pa attive su app IO ammontano a più di 15.600 (+31% rispetto ad inizio anno), con circa 276 mila servizi esposti (+61%).
Peraltro, la digitalizzazione della Pa costituisce una delle principali componenti del Pnrr, in tal senso su oltre 22.300 potenziali beneficiari, ad oggi circa 17 mila amministrazioni hanno ottenuto fondi per circa 2,4 miliardi di euro. In particolare sono i comuni, che assorbono 1,9 miliardi di euro, già assegnati, che manifestano tassi di adesione alle misure molto elevati, considerato che il 99% delle città ha ottenuto finanziamenti su almeno una misura di Pa Digitale 2026. Buoni anche i tassi di adesione di altre realtà locali, come Asl (86%) e scuole (91%).
«Anche la Pa deve essere protagonista della “transizione 5.0”, il nuovo paradigma che integra automazione avanzata, collaborazione uomo-macchina e sostenibilità, nato dalla necessità di ripensare lo sviluppo e i modelli di business verso una maggiore sostenibilità sociale e ambientale» osserva Andrea Rangone, presidente di Digital360. «Per riuscirci, deve mettere al centro le persone, sia i dipendenti pubblici che spesso soffrono un’organizzazione basata più sulle regole che sulla valorizzazione delle potenzialità di ciascuno, sia gli utenti dei servizi».
Sviluppo sostenibile. Gli analisti rilevano che i temi legati allo sviluppo sostenibile sono tornati nell’agenda politica e nel dibattito pubblico. Un segnale concreto è rappresentato dai Criteri ambientali minimi e dai Criteri sociali da contemplare nei bandi e negli avvisi pubblici. A confermare la nuova stagione “green” della Pa sono i dati del VI rapporto dell’Osservatorio Appalti Verdi di Legambiente-Fondazione Ecosistemi secondo cui, in termini di competenze, la formazione del personale è un’abitudine consolidata per il 63% dei capoluoghi, ma ancora un’azione limitata a un residuale 23% dei comuni italiani. E se il 100% dei comuni capoluogo afferma di conoscere il Green public procurement, l’applicazione dei suoi criteri in alcuni casi è ancora in divenire.
Migliora il giudizio dei cittadini
Migliora la percezione degli italiani della Pa, vista sempre di più come soggetto protagonista nei processi di trasformazione. Il 64% dei cittadini che hanno avuto relazioni con la pubblica amministrazione negli ultimi due mesi si ritiene soddisfatto dell’esperienza. Nel valutare la Pa, i primi tre aggettivi utilizzati sono “competente” (per il 24%), “efficiente” (20%) e “digitale” (19%). Nello specifico, i giovani 18-34enni sono più positivi rispetto alle fasce di età superiori (81%), chi ha un diploma o una laurea più di chi ha titoli di studio inferiori (88% i soddisfatti in entrambi i livelli di istruzione). Tra le aree geografiche, i più soddisfatti sono gli abitanti del Centro Italia (79%) e del Nord Ovest (77%), meno quelli del Sud (54%) e Nord Est (46%).
Torna l’appeal del “posto fisso”
Come rilevato nel focus, per il 2022 la stima del numero dei dipendenti pubblici è di 3,27 milioni, +0,8% rispetto al 2021, in crescita ma ancora sotto la media dei principali paesi europei. Infatti, in Italia ci sono 5,5 impiegati pubblici ogni 100 abitanti, mentre sono 6,1 in Germania, 7,3 in Spagna, 8,1 nel Regno Unito, 8,3 in Francia.
In Italia, inoltre, si contano 14 dipendenti pubblici ogni 100 occupati, contro i 16,9 nel Regno Unito, i 17,2 in Spagna, i 19,2 in Francia. In prospettiva futura, si prevedono oltre 150 mila nuovi assunti all’anno per i prossimi 5 anni, parallelamente al milione di dipendenti pubblici che andranno in pensione entro il 2033.
Cresce l’attrattività del settore pubblico come datore di lavoro, visto che a 7 italiani su dieci interessa un impiego nella Pa, non solo per il “posto sicuro”, ma anche per la qualità della proposta professionale. In dettaglio, la maggioranza dei cittadini è interessata a un lavoro nella Pa, con il 43% perché pensa che garantisca sicurezza e stabilità professionale, dato stabile rispetto a un anno fa, e il 30% perché ritiene che offra un contesto lavorativo importante e professionalizzante, dato in crescita di 8 punti rispetto al gennaio 2023. Ma gli analisti evidenziano anche i fenomeni delle rinunce, con mediamente due vincitori di concorso su dieci che hanno rinunciato al posto, con punte del 50% per quelli a tempo determinato, e dei plurivincitori in quanto nell’ultimo biennio il 42% dei candidati ha partecipato a più concorsi e il 26% è risultato idoneo in almeno due graduatorie. Altro trend evidenziato è quello dell’età media del personale stabile che nel 2021 era di 50,7 anni mentre nel 2001 era di 44,2 anni. L’età media di entrata è, invece, passata in vent’anni da 29,3 a 34,3 anni. Gli impiegati pubblici con meno di trent’anni sono il 4,8%, si riducono al 3,6% solo tra il personale stabile.
«Di fronte alle tre forti disuguaglianze del nostro paese, rappresentate dal divario generazionale, di genere e geografico, le amministrazioni pubbliche devono prendere sempre più coscienza del loro ruolo decisivo nel creare coesione, giustizia sociale e ambientale» aggiunge Carlo Mochi Sismondi, presidente di Fpa. «Per riuscirci, però, è necessario rafforzare la Pa: bisogna assumere nuove forze, farlo presto e bene. E poi, oltre ad attrarre i talenti bisogna saperli trattenere, perché il rischio è che lascino il posto pubblico dopo breve tempo, trovando nel privato non solo una migliore retribuzione ma anche maggiori occasioni di crescita professionale. È quindi necessaria una vera e propria metamorfosi delle amministrazioni, per una migliore gestione del personale, basata sul rispetto e l’attenzione alle persone, una coerente innovazione organizzativa e una pervasiva trasformazione digitale».
Antonio Longo, ItaliaOggi Sette