Nel corso del 2023, secondo le rilevazioni di Terna (nella foto l’a. d. Giuseppina Di Foggia), la società che gestisce la rete elettrica di trasmissione nazionale, i consumi elettrici italiani sono diminuiti del 2,8% rispetto al 2022, attestandosi a 306,1 miliardi di kWh. Positivo il dato relativo alle fonti rinnovabili, che lo scorso anno hanno coperto complessivamente il 36,8% della domanda, rispetto al 31% del 2022. Il valore è in aumento grazie al contributo tendenziale positivo di tutte le fonti e, in particolare, della produzione idroelettrica, tornata in linea con i valori storici.
Anche i consumi industriali risultano in flessione tendenziale. L’indice IMCEI elaborato da Terna, che prende in esame i consumi industriali di circa 1.000 imprese “energivore”, registra una variazione negativa del 3,9% rispetto al 2022.
La contrazione tendenziale della domanda elettrica annuale (-2,8%) è il risultato di forti variazioni negative nella prima metà dell’anno che hanno progressivamente lasciato spazio a moderate variazioni positive a partire dal mese di settembre. Tale andamento è però conseguenza del confronto con l’anno passato, che era stato caratterizzato da una riduzione significativa della domanda nel secondo semestre come conseguenza della crisi energetica. Analizzando l’andamento temporale della domanda è quindi evidente che la riduzione osservata a partire dalla seconda metà del 2022 si è mantenuta sostanzialmente invariata sino a oggi, attestandosi su livelli costantemente inferiori rispetto al trend storico precedente.
Relativamente all’offerta, nel 2023 non solo si è registrata una crescita rilevante della produzione rinnovabile (+15,4%), ma anche un importante aumento del saldo netto con l’estero (+19,2%) come conseguenza di una forte diminuzione dell’export (-24,4%) e di un aumento dell’import (+15,2%). Rilevante per tale aumento il ruolo delle interconnessioni, come strumento di efficienza e sicurezza per il sistema elettrico. Tutto ciò ha necessariamente comportato una conseguente contrazione della produzione termoelettrica (-17,4%) e, in particolare, di quella a carbone (-41,7%). La contrazione della produzione a carbone è anche conseguenza della interruzione, nel corso del 2023, delle iniziative di massimizzazione dell’utilizzo delle centrali a carbone messe in atto durante il periodo più critico della crisi gas. Relativamente alla contrazione della produzione termoelettrica, nel 2023 si è registrato anche un risparmio di gas rispetto allo scorso anno di circa 4 miliardi standard metri cubi.
A livello territoriale la variazione della domanda elettrica è risultata ovunque in diminuzione: -4% al Nord, -2% al Centro e -0,9% al Sud e nelle Isole. La domanda di energia elettrica italiana nel 2023 è stata soddisfatta per l’83,3% con produzione nazionale e per la quota restante (16,7%) dal saldo dell’energia scambiata con l’estero. La produzione nazionale netta (257 miliardi di kWh) è risultata in diminuzione del 6,4% rispetto al 2022 con la seguente articolazione per fonti: in crescita l’idrico (+36,1), l’eolico (+15,1%) e il fotovoltaico (+10,6%); in flessione il termico (-17,4%) e geotermico (-1,9%).
Secondo le rilevazioni Terna illustrate nel report mensile, considerando tutte le fonti rinnovabili, nel 2023 ci sono state nuove attivazioni per circa 5,8 GW, valore superiore di circa 2,7 GW rispetto al 2022. Il dato sottolinea l’accelerazione nello sviluppo delle rinnovabili: infatti si è passati dalle nuove attivazioni pari a 1 GW nel 2021, ai circa 3 GW del 2022. In aggiunta, secondo i dati Terna aggiornati al 31 dicembre 2023, risultano circa 6 GW che hanno ottenuto la Soluzione Tecnica Minima Definitiva di connessione alla rete elettrica nazionale.
Passando all’analisi del mese di dicembre, la domanda elettrica ha registrato una variazione positiva tendenziale (+0,8%) nonostante la presenza di due giorni lavorativi in meno (18 invece di 20) e una temperatura media mensile sostanzialmente stabile (-0,1°C) rispetto a dicembre del 2022. Positivo anche il dato destagionalizzato e corretto dall’effetto della temperatura e del calendario (+1,9%). Tale crescita non è tuttavia sufficiente a far ritornare la domanda sui valori precrisi. Positiva anche la variazione in termini congiunturali: il valore della richiesta elettrica di dicembre, destagionalizzato e corretto dall’effetto temperatura e del calendario, risulta in aumento rispetto a novembre (+0,8%).
A livello territoriale, la variazione di dicembre 2023 è risultata negativa al Nord (-0,8%), positiva al Centro (+1,2%) e al Sud e Isole (+4%). La domanda è stata soddisfatta per l’81,8% con produzione nazionale e per la quota restante (18,2%) dal saldo dell’energia scambiata con l’estero. Le fonti rinnovabili hanno coperto il 34,5% del fabbisogno mensile (27,6% a dicembre 2022). La produzione nazionale netta (20,5 miliardi di kWh) è risultata in diminuzione del 7,7% rispetto a dicembre 2022 con la seguente articolazione per fonti: eolico (+42,1%), fotovoltaico (+41,1%), idrico (+40,3%), termico (-22,1%) e geotermico (-0,4%).
Per quanto riguarda il saldo import-export, il dato è in aumento del 69,9% per effetto di un aumento dell’import (+48,3%) e una diminuzione dell’export (-39%).
L’indice IMCEI relativo ai consumi industriali ha fatto registrare nel mese di dicembre 2023 una variazione del +2,1% rispetto a dicembre 2022: i settori in crescita risultano essere la meccanica, cemento calce e gesso, siderurgia, cartaria e mezzi di trasporto; in flessione i metalli non ferrosi, ceramiche e vetrarie, alimentari e chimica. Il dato destagionalizzato e corretto dagli effetti di calendario segna viceversa una flessione congiunturale pari a -2,3% rispetto al mese precedente.