Metti una sera d’inverno in giro per Roma. Nel brusio pigro dei giorni post natalizi, tra i semafori a intermittenza e le luminarie della città, alzi lo sguardo e ti accorgi che c’è un chiarore speciale, con una luna gigante e glaciale sospesa sopra la metropoli. Ecco, se sei un fotografo dallo sguardo profondo – per dna e passione – come Maurizio Riccardi quella sera, in un baleno, la Capitale si trasforma nel set incantevole di una galleria di immagini straordinarie. È andata proprio così il 27 dicembre, mentre la cosiddetta «Luna Piena Fredda» era alta nel cielo capitolino per l’ultimo plenilunio dell’anno (il primo dopo il solstizio d’inverno). «C’era una luce stupenda, impossibile stare a casa», racconta Maurizio Riccardi, fotoreporter figlio d’arte – il papà era Carlo Riccardi, scomparso un anno fa – che ha colto il momento con la sua inseparabile macchina fotografica e ha immortalato la speciale luna da alcuni degli angoli più suggestivi della città.
Il racconto
«Sono uscito, volevo rincorrere la luna, il Lungotevere era brillante, la macchina fotografica sempre con me, d’altronde non esco mai senza. Così ho iniziato a scattare: prima il fiume, poi la chiesa valdese di piazza Cavour, e in un attimo sono volato a piazza del Popolo. L’intenzione era di fotografare la luna abbagliante accanto al grande albero di Natale. Ho puntato l’obiettivo… era luminosissima, la città era allo stesso tempo illuminata e in controluce, così mi sono ritrovato a cercare le ombre proiettate su di lei». È questo il racconto dietro il servizio fotografico realizzato mercoledì notte dal fotografo romano: lo ha intitolato «La Luna della Pace» e ha già deciso che diventerà una mostra nel 2024. «Quanti sguardi in questi giorni di feste rivolgiamo al cielo e quanti desideri, quante speranze affidiamo con i nostri occhi alla luna. Ho voluto scrutare i desideri delle umane ombre alla ricerca di quella luce lunare che da sempre attrae l’uomo e lo spinge a cercare un futuro di pace e di amore. Quelle ombre che ci fanno pensare all’orrore della guerra e quella luce che invece dà impulso alla speranza».
Le storie
Per scattare le sue storie «lunari» ha usato una Nikon Z9, con zoom 28/300 millimetri duplicato. Un teleobiettivo che gli ha rivelato sagome, gesti e sospiri impossibili da intercettare a occhio nudo. «Ho inquadrato la terrazza del Pincio e sono andato a pesca di ombre e di suggestioni – spiega -. È stata una vera e propria ricerca nel buio della notte e nella luce della luna, dove ho messo a fuoco in chiaroscuro storie e persone di una serata unica». Nei suoi scatti emergono uno dopo l’altro i contorni di un solitario signore col cappello ipnotizzato dalla luna, di una coppia che chiacchiera affacciati alla balconata della Terrazza del Pincio, di due ragazzi che si baciano al più romantico dei chiari di luna. Un’umanità «stregata dalla luna», per dirla con un’omaggio all’indimenticabile film di Norman Jewison interpretato da due attori come Cher e Nicolas Cage in stato di grazia. Ma nelle fotografie di Maurizio Riccardi non c’è nessun effetto speciale hollywoodiano, nessun ritocco, nessun montaggio, niente scorciatoie o filtri da smartphone. Solo tecnica, passione e il talento di saper posare uno sguardo speciale sulla vita di tutti i giorni.
Natalia Distefano, corriere.it