I parlamentari turchi hanno ripreso, oggi, l’esame del protocollo di adesione della Svezia alla Nato, con la speranza di vederlo approvato prima del nuovo anno in cambio di un impegno americano sugli aerei F-16. La Turchia è l’ultimo membro dell’Alleanza Atlantica con l’Ungheria a bloccare la strada verso Stoccolma, moltiplicando per dieci mesi richieste e pretesti per giustificare la sua riluttanza. Il dibattito si trova in commissione Affari esteri e poi sarà poi sottoposto al voto dell’Assemblea nazionale. La Svezia aveva presentato la sua domanda contemporaneamente alla Finlandia – ammessa in aprile – dopo l’inizio della guerra russa in Ucraina. “Stiamo assistendo a un cambiamento nella politica svedese, ad alcune decisioni adottate dai tribunali”, ha osservato lunedì sul canale privato Ntv Fuat Oktay, deputato dell’AKP (il partito al governo) e presidente della commissione per gli affari esteri del parlamento turco. “Abbiamo ancora alcune richieste per ulteriori progressi” nella lotta al terrorismo, ha aggiunto senza ulteriori precisazioni. Il presidente Recep Tayyip Erdogan (nella foto) si è opposto fin dall’inizio del processo alla presunta clemenza di Stoccolma nei confronti di alcuni gruppi curdi, che considera terroristi. Soprattutto, sembra che dopo un lungo silenzio da parte di Washington, un’intervista telefonica a metà dicembre con il presidente americano Joe Biden abbia finalmente vinto la riluttanza di Erdogan. Annunciato come una semplice formalità in novembre anche dal ministro degli Esteri turco Hakan Fidan, che parlava di “poche settimane”, l’esame del protocollo di adesione è fallito dopo una sola riunione. All’inizio di dicembre Erdogan ha posto come condizione alla ratifica di Ankara la ratifica “simultanea” da parte del Congresso americano della vendita di aerei da caccia F-16 alla Turchia. La Turchia aveva già giocato questa carta per cercare di ottenere il via libera americano alla vendita degli F-16, necessari per modernizzare la propria aviazione. Il governo americano non è ostile a questa vendita, ma il Congresso l’ha finora bloccata per ragioni politiche, tra cui le tensioni con la Grecia – anch’essa membro della Nato – con la quale Ankara si è recentemente avvicinata. “Ora sembra ovvio che i due processi andranno avanti in parallelo”, ha detto all’Afp il direttore del Fondo Marshall tedesco ad Ankara, Ozgur Unluhisarcikli. Ma, “anche se le questioni non sono collegate, le dichiarazioni della Turchia – e del suo presidente – a sostegno di Hamas hanno ulteriormente complicato il processo di vendita degli F-16”, nota l’esperto. Secondo Ozgur Unluhisarcikli “non c’è un vero consenso né all’interno del Parlamento, né al Congresso americano”. “Ma se Biden ed Erdogan dimostreranno la volontà necessaria, possiamo sperare in un risultato vicino”.