L’aumento dell’inflazione e dei tassi di interesse pesa negativamente e in modo visibile sul potere di spesa dei cittadini europei, italiani inclusi. Tanto che, in Italia, il 68% dei consumatori sta cercando di tagliare le spese di tutti i giorni. E sei su 10 dovranno mettere mano ai risparmi per far fronte al pagamento delle bollette e degli acquisti essenziali. Un italiano su due, infatti, dichiara di avere meno soldi rispetto a un anno fa da destinare alle spese quotidiane e necessarie. In testa le bollette, che per il 30% dei cittadini in difficoltà, è accettabile non pagare.
Sono alcuni dei risultati dell’European consumer payment report (Ecpr), ricerca basata sulle esperienze di spesa di 20 mila consumatori in 20 Paesi europei, realizzata da Intrum, uno tra i principali operatori europei dei servizi al credito. Nel report si parla di “tempesta perfetta” per indicare le turbolenze economiche che stanno incidendo sulla capacità di spesa dei cittadini. «L’aumento dell’inflazione e il conseguente aumento dei tassi di interesse comincia a incidere negativamente sulla salute finanziaria dei cittadini europei, inclusi quelli italiani», commenta Giovanni Gilli, presidente di Intrum Italy, «dal nostro osservatorio risulta evidente come sia in atto un cambiamento negli atteggiamenti sociali dei consumatori con un crescente apprezzamento nei riguardi delle aziende che concedono soluzioni di pagamento più flessibili. Dalla ricerca emerge chiaramente come l’educazione finanziaria migliori la consapevolezza delle persone sulla gestione delle proprie risorse».
Il peso della flessione economica
Rispetto a un anno fa, un italiano su due (51%) dichiara di avere meno denaro a disposizione dopo aver acquistato i beni essenziali e pagato le bollette. Un dato in linea con la media europea (49%) e con quello di Francia (49%) e Germania (52%). L’aumento dei tassi di interesse, da un lato, si traduce in un importante rincaro delle spese mensili per chi ha mutui a tasso variabile o con contratti a tasso fisso prossimi alla scadenza. Mentre l’aumento del costo della vita, dall’altro lato, colpisce quasi tutti. Le retribuzioni, nonostante siano più alte rispetto agli anni seguenti la crisi finanziaria globale, non stanno al passo. Di conseguenza, i consumatori si dicono pronti a fare rinunce: il 71% pensa di cancellare le spese dedicate alle vacanze; il 77% vuole spendere meno per Natale e feste imminenti. Ma, oltre a queste spese accessorie, ci sono quelle essenziali: il 68% sta cercando di tagliarle; il 60% dovrà attingere ai propri risparmi per far fronte alle esigenze essenziali.
Di fatto, secondo l’Ecpr, molti consumatori non hanno nessun “cuscinetto” per far fronte a spese impreviste nel corso del mese. Più di un intervistato su tre afferma di poter accedere con breve preavviso solo al reddito di un mese o meno, mentre il 17% non ha soldi da parte. In Italia, comunque, si vede un leggero trend positivo degli intervistati che hanno meno di un mese di stipendio a disposizione o niente come risparmio per coprire eventuali spese impreviste. Il 38% si trova in questa situazione (era il 39% nel 2022 e il 42% del 2021). In caso di eventi imprevisti, come un guasto all’auto o in casa o spese mediche, dovrebbero chiedere un prestito. Infatti, chi è a già a corto di liquidità è spinto a chiedere finanziamenti. Dalla ricerca emerge che un italiano su cinque ha chiesto un prestito negli ultimi sei mesi per pagare le bollette. Nell’ultimo anno il 28% non è stato puntuale nel pagamento e un 25% prevede di contrarre nuovi debiti per soddisfare le spese quotidiane.
Si spende più di quanto la busta paga porti in casa
A livello europeo, tre consumatori su quattro dichiarano di spendere tutto il loro denaro o di spendere al di sopra delle proprie possibilità in un mese. In Italia questo numero è il 76%. Il 17% degli italiani spende più di quanto guadagna solo per soddisfare gli impegni essenziali. Il budget si sfora, in media, di 267 euro, un dato analogo a quanto spendono in eccesso i francesi (265 euro), ma superiore ai 208 euro dei tedeschi.
L’economia digitale è un’arma a doppio taglio. L’avvento della digitalizzazione porta anche a svantaggi sulle tasche dei consumatori. Infatti, secondo il report, la crescente “infiltrazione” degli abbonamenti, ossia l’ascesa della cosiddetta subscription economy (economia della sottoscrizione) impoverisce i consumatori. Si tratta di quel fenomeno per cui la visione di un film, l’ascolto della musica o ancora l’acquisto di oggetti vari passano da piattaforme online a cui si è abbonati. Ma a oggi, quasi la metà degli intervistati (49%) afferma di essere sorpreso di quanto i suoi abbonamenti si siano accumulati senza rendersene conto. E ancora: due consumatori su dieci ammettono di avere difficoltà a tenere traccia degli acquisti effettuati con opzioni buy now/pay-later (“compra ora, paghi dopo”, Bnpl), altra tendenza emergente grazie alla digitalizzazione dei pagamenti. Sono soprattutto i consumatori più giovani (Gen Z e Millennial, ossia i nati, rispettivamente tra la fine degli anni ’90 e il 2010 e tra gli inizi degli anni ’80 e la fine degli anni ’90) a essere colti alla sprovvista dai loro obblighi di pagamento per servizi ad abbonamento.
Saltare i pagamenti? Una prassi
Quasi un terzo degli intervistati in Italia (28%) afferma di aver saltato il pagamento di almeno una bolletta negli ultimi 12 mesi. Una percentuale, però, in miglioramento rispetto agli ultimi anni. La media europea invece è in controtendenza e sale al 35%. Sono soprattutto i paesi del nord Europa e dell’Europa centrale a peggiorare rispetto al 2022. Tre su dieci affermano che oggi hanno meno sensi di colpa, rispetto a qualche anno fa, per aver mancato il pagamento di una bolletta.
Consumatori diffidenti verso le aziende “avide”. L’attenzione dei consumatori si focalizza sulla cosiddetta “greedflation”. Cioè, più del 73% degli intervistati italiani (68% in Europa) afferma che è pronta a smettere di acquistare da aziende che applicano un aumento indiscriminato dei prezzi per sfruttare a proprio vantaggio l’inflazione generale, aumentando i margini di profitto. Diversamente le aziende che si pongono come “alleate” dei consumatori sono avvantaggiate: il 78% ritiene che offrire flessibilità nei periodi di rallentamento economico sia una questione di responsabilità sociale. E sempre la flessibilità dei pagamenti costituisce una crescente attrattiva per i consumatori, specie per quelli più giovani, che si dichiarano propensi a spendere in maniera flessibile nel 45% dei casi.
Roxy Tomasicchio, ItaliaOggi Sette