Oggi, il colosso svedese dello streaming musicale e dei podcast, Spotify, ha dichiarato una nuova ondata di licenziamenti, riducendo il suo organico totale del 17%. Questa decisione segue il precedente taglio del 6% del personale avvenuto a gennaio, portando la società a una significativa ristrutturazione interna. In una email ai dipendenti, il ceo Daniel Ek (nella foto) spiega la sua scelta: “Negli ultimi due anni, abbiamo posto un accento significativo sulla trasformazione di Spotify in un business davvero eccezionale e sostenibile, progettato per raggiungere il nostro obiettivo di diventare l’azienda audio leader a livello mondiale e che guiderà costantemente la redditività e la crescita nel futuro. Anche se abbiamo fatto passi da gigante, come ho detto molte volte, abbiamo ancora del lavoro da fare. La crescita economica ha rallentato drasticamente e il capitale è diventato più costoso. Spotify non fa eccezione a queste realtà”. E ancora: “Mi rendo conto che per molti una riduzione di questa portata sembrerà sorprendentemente ampia, data la recente trimestrale positiva e la nostra performance. Abbiamo discusso di eventuali riduzioni minori nel corso del 2024 e del 2025. Tuttavia, considerando il divario tra il nostro obiettivo finanziario e i nostri attuali costi operativi, ho deciso che un’azione sostanziale per ridimensionare i nostri costi era l’opzione migliore per raggiungere i nostri obiettivi”. Il ceo ha poi assicurato che la riduzione del personale non rappresenta un passo indietro, ma piuttosto un riorientamento strategico. Sostiene che questa struttura più snella permetterà a Spotify di reinvestire i profitti in modo più mirato e impattante nel business, offrendo maggiori opportunità di successo in un mercato sempre più competitivo. Pertanto, la decisione di Spotify di ridurre significativamente il proprio organico riflette la volontà di adeguarsi a un contesto economico mutevole e di garantire la sostenibilità a lungo termine. Mentre la società affronta questa fase di ristrutturazione, resta da vedere come tali cambiamenti influenzeranno il panorama dell’industria musicale e del podcasting.