Un quadro di sostanziale attesa, caratterizzato da una relativa “tenuta” dell’attività economico-produttiva e dei ricavi. È quanto emerge dalle risposte fornite dai piccoli imprenditori del Lazio a un sondaggio promosso dalla Federlazio relativo al periodo gennaio/ottobre di quest’anno.
Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno lo studio evidenzia una leggera prevalenza di imprese (41,9%) che hanno segnalato un incremento del fatturato rispetto a quelle che invece hanno registrato una contrazione (37,196); il rimanente 21% sono, invece, quelle che non hanno subito variazioni, rimangono stabili.
Come termini di confronto bisogna considerare che nell’indagine congiunturale annuale di Federazio (riferita agli andamenti del 2022 rispetto al 2021), le aziende che avevano registrato un incremento del fatturato erano il 48%, quelle con un colo a 22%, i restante 30% aveva dichiarato una situazione di stabilità. E cresciuta, quindi, la percentuale delle aziende in contrazione dei ricavi (+15%), sono diminuite sia quelle ‘stabili’ (-9%) che quelle con ricavi in aumento (-6%). Dal sondaggio si evidenzia anche la notevole diffusione di fattori di criticità riguardanti soprattutto: l’incremento dei prezzi di materie prime e semi lavorati (62% indicano impatti molto o abbastanza negativi); le dinamiche inflattive (57,8% impatti molto o abbastanza negativi); le difficoltà di reperimento manodopera (54,9%); gli incrementi dei prezzi di energia (52,4%); le difficoltà di accesso al credito e l’aumento dei tassi di interesse (34,9%).
Dalla domanda rivolta agli imprenditori di indicare i fattori di criticità per il futuro, è emerso un diffuso sentimento di preoccupazione testimoniato dal fatto che soltanto l’1,5% degli intervistati non vede alcuna problematica all’orizzonte.
Le maggiori preoccupazioni riguardano l’incremento dei prezzi per materie prime e semi lavorati (60%), le dinamiche inflattive (46,2%) alle quali si associano, con crescente diffusione, quelle relative alle difficoltà di accesso al credito e all’aumento dei tassi di interesse (38,5%).
Si è voluta, infine, focalizzare l’attenzione sugli effetti dei drammatici eventi che si stanno verificando in Medio Oriente: il 33% delle imprese hanno già registrato qualche difficoltà, il 37% sono quelle che al momento non sono in grado di esprimere un giudizio in merito. Quindi, in sostanza, soltanto un 30% si considera ragionevolmente al riparo da conseguenze negative.
Gli imprenditori che temono contraccolpi sulla propria attività, sono preoccupati soprattutto per la diffusione di un sentimento di incertezza con conseguente calo dei consumi e degli investimenti (68,2%), dall’aumento ulteriore dei costi energetici e dell’inflazione (54,5% ciascuno). “I risultati della breve indagine mostrano ancora una volta la capacità di resilienza del sistema delle PMI che, pur cosciente della gravità della situazione, riesce, comunque, con crescente difficoltà a garantire tenuta ed equilibrio al tessuto economico-produttivo del nostro Paese e della nostra regione – ha dichiarato Luciano Mocci, Direttore Generale di Federazio – va però considerato che, nonostante questa capacità di reazione, si stanno ampliando gli elementi e i fattori di sofferenza.
Se, infatti, da un lato abbiamo oltre il 60% di imprese che sono riuscite a mantenersi in equilibrio e, in parte, a crescere, dall’altro il restante 40% registra arretramenti nei livelli dei ricavi. Si tratta quest’ultima di una percentuale in decisa crescita rispetto al 16,6% che avevamo rilevato all’inizio di quest’anno”.
“Di fronte agli avvenimenti drammatici ed epocali che, purtroppo, da qualche anni stanno segnando la nostra vita, l’impegno che il nostro Paese insieme a quelli dell’Unione Europea ha sostenuto fino ad oggi, non è più sufficiente a garantire l’equilibrio necessario per consentire quella transizione e quello sviluppo economico inclusivo e duraturo prefigurati attraverso il Green Deal e i PNRR – ha dichiarato Silvio Rossignoli, Presidente di Federlazio – sono necessarie ulteriori misure e passi avanti per rafforzare e rendere più stabile l’azione comune di tutti gli Stati dell’Unione Europea attraverso interventi mirati volti ad affrontare le diverse emergenze che si stanno verificando.
Le istituzioni del nostro Paese, comunque, indipendentemente da quanto verrà promosso a livello comunitario, dovranno porre maggiore attenzione a quanto sta accadendo attraverso misure di sostegno alte a superare la perdurante fase di estrema incertezza”.