È rimasta stabile per il 55% delle imprese piemontesi, negli ultimi tre anni, la propria quota di fatturato estero, per il 36% è aumentata e solo per l’9% è in calo. In termini di valore, l’export nel 2022 ha pesato sul 37,6% del fatturato, dato che sale al 63% limitando l’analisi al 50% delle imprese più attive all’estero. Analizzando il numero di Paesi con cui le imprese operano, il 38,2% è attivo in oltre 10 Paesi, il 28% tra 5 e 10 Paesi ed il 33,7% ha rapporti con meno di 5 Paesi. E tra le imprese che servono oltre 10 Paesi, nel 59% dei casi si tratta di piccole, nel 35% di medie e solo nel 6% di grandi imprese. Sono questi i principali dati che emergono dalla prima indagine biennale ‘Le imprese piemontesi nel panorama globale’ condotta nel 2023 da Confindustria Piemonte, il gruppo assicurativo finanziario controllato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, e Unioncamere Piemonte su un campione di 610 aziende. “L’export continua a rappresentare un elemento determinante dell’economia piemontese – spiega Marco Gay, presidente Confindustria Piemonte con Alessandro Battaglia, delegato all’internazionalizzazione di Confindustria Piemonte – nonostante il quadro generale assai incerto e per certi versi critico, siamo la quarta regione italiana per esportazioni, si tratta di un risultato che si costruisce giorno dopo giorno partendo dalle nostre scuole e università per la formazione, prosegue nelle aziende dove innovazione e investimenti sono continui e arriva in tutto il mondo e nelle più importanti filiere globali”. Dai dati presentati risulta che le esportazioni sono cresciute o sono rimaste stabili per il 72% delle piccole imprese piemontesi, il 25% delle medie e il 3% grandi aziende. Il 27% delle imprese dichiarano che il commercio estero ha pesato sul fatturato oltre il 60%, il 25% invece ha registrato un fatturato estero compreso tra il 30% ed il 60% e, per il 23% la quota di fatturato ha pesato tra il 10% ed il 30%. Infine, solo il 25% delle imprese internazionalizzate ha registrato meno del 10% del fatturato estero. A livello geografico le imprese internazionalizzate che hanno partecipato all’indagine, sono più presenti a Torino e Cuneo (rispettivamente 24,5% e 20,9%), seguono poi le aziende appartenenti alle associazioni di Novara-Vercelli-Valsesia (19,5%), Biella (12,1%), Alessandria (11,3%), Canavese (6,6%), Asti (2,7%) ed infine il Verbano-Cusio-Ossola (2,5%). Analizzando le modalità attraverso cui le imprese hanno deciso di lavorare con i mercati esteri, l’attività maggiormente diffusa è l’esportazione diretta rappresentata dal 42% delle imprese. Seguono le importazioni di materiali e componenti, adottata per il 19%, l’esportazione in regime subfornitura al 14% e la vendita tramite proprie filiali esterne al 9%. Per quanto concerne la presenza attraverso sedi produttive in Paesi esteri, che riguarda solo il 6,5% delle imprese dell’indagine, il 16% delle imprese hanno stabilimenti in Francia, il 14% negli Stati Uniti e l’11% in Germania. A seguire il 10% ha sedi in Cina, l’8% in Polonia e Brasile, segue la Spagna con il 7%. Guardando invece alle sole sedi commerciali, i mercati europei si confermano i principali, seguono Stati Uniti e Cina. Anche in termini di proiezioni future le imprese sembrano evidenziare una certa continuità con le strategie adottate fino ad ora. “In questo campo, come in numerosi altri ambiti, il Piemonte dimostra di essere capace di fare sistema – commenta Gian Paolo Coscia, Presidente Unioncamere Piemonte – mettendo in comune le competenze presenti sul territorio regionale. La forza di un territorio si vede, infatti, anche dalla capacità dei suoi attori istituzionali di unire le risorse e lavorare insieme per un obiettivo comune, quello di promuovere il miglior sviluppo possibile del proprio tessuto socioeconomico. Soltanto una saldatura sempre più forte tra le politiche portate avanti dai diversi enti può aiutare a superare le fragilità e le debolezze che in parte ancora contraddistinguono il processo di internazionalizzazione del nostro territorio”.