La green economy, in Italia, non gode di ottima salute: ci sono difficoltà, ritardi e pochi dati positivi. La decarbonizzazione non è in linea rispetto ai nuovi target europei, con le emissioni di gas serra in aumento dal 2019 al 2022. L’anno scorso, inoltre, la produzione di energia rinnovabile è diminuita e il trend non è al passo con gli obiettivi europei. Buono il livello del riciclo dei rifiuti, ma il tasso di utilizzo di materia proveniente dai rifiuti è diminuito. Tutto ciò è accompagnato da un certo “eco-scetticismo” abbastanza diffuso in Italia, alimentato da una visione dei costi della transizione ecologica e riduttiva dei suoi benefici. È la fotografia della Relazione sullo stato della Green Economy presentata durante gli stati generali della Green Economy 2023, il summit verde organizzato dal Consiglio nazionale della green economy, composto da 68 organizzazioni di imprese, in collaborazione con il ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica (Mase) e la Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile. Ecco in sintesi le tematiche strategiche.
Emissioni. Secondo le stime preliminari di Ispra, nel 2022 le emissioni di gas serra in Italia sono rimaste sostanzialmente pari ai livelli del 2021 (+0,1%). In ottica di decarbonizzazione il trend si conferma insufficiente. L’andamento stabile delle emissioni nel 2022 è riconducibile, da un lato, alla crescita registrata nei trasporti e nella produzione di energia (rispettivamente +5,5% e +9,6% sul 2021) e, dall’altro, alla forte contrazione delle emissioni connesse al riscaldamento (-11,3%) e all’industria (-5,9%). L’Italia ha avuto un rimbalzo importante nel 2021 (+10%, il doppio della media europea), mentre nel 2022 la crescita è stata quasi nulla, a differenza degli altri grandi Paesi europei in cui le emissioni sono aumentate da meno del 3% a quasi il 7% della Spagna. Dal 1990 al 2022 le emissioni di gas serra in Italia sono state ridotte di quasi il 20%, al di sotto della media europea del 25%, meno di Francia (-22%) e Germania (-36%), anche se meglio di Polonia (-12%) e Spagna (+6%). In termini di intensità e di valori pro capite l’Italia mantiene performance migliori rispetto alla media europea, anche se questo vantaggio si sta riducendo: nel 2022 per l’Ue a 27, l’intensità carbonica media è stata di 264 tonnellate di CO2 equivalente per milione di euro di Pil, mentre l’Italia si è attestata su circa 240. L’Italia, inoltre, ha generato 7,1 tonnellate di CO2 equivalente per abitante nel 2022, migliore della media europea di 8,1.
Rinnovabili. Nel 2022 si è mantenuta stabile al 19% la quota delle rinnovabili in Italia, confermando un trend inadeguato a raggiungere il nuovo obiettivo europeo al 2030 del 42,5% sancito dall’aggiornamento della Direttiva sulle rinnovabili. Per quanto riguarda i trasporti le rinnovabili hanno raggiunto quasi 1,6 Mtep nel 2022, in leggero aumento rispetto al 2021. Il biodiesel da solo costituisce ancora il 90% di tutti i biocarburanti, ma si conferma ancora nel 2022 il trend di crescita del biometano: 0,19 Mtep pari a circa 210 milioni di metri cubi (+26% rispetto al 2021). Nel 2022 le rinnovabili hanno coperto solo il 35% della produzione elettrica nazionale, uno dei valori più bassi degli ultimi dieci anni. La causa principale è da ricondurre al crollo della generazione idroelettrica per la siccità. L’unica fonte rinnovabile in crescita è stata il fotovoltaico (+12% rispetto al 2021), mentre eolico, geotermoelettrico e bioenergie hanno tutte registrato una lieve contrazione (circa -2%). Nel complesso la generazione da rinnovabili nel 2022 si è fermata a 101 TWh, il 13% in meno del 2021. Nel 2022 sono stati installati 3 GW di nuovi impianti da fonte rinnovabile, il triplo rispetto alla media degli ultimi anni, soprattutto grazie a fotovoltaico (+2,4 GW) ed eolico (+0,5 GW), mentre la Francia ha installato 5 GW, la Polonia 6 GW, la Spagna 9 GW e la Germania 11 GW. Nel primo semestre del 2023 la generazione da rinnovabili è cresciuta del 4% e ha coperto il 35% del fabbisogno nazionale di elettricità. L’idroelettrico registra una discreta ripresa (+18%), in aumento anche il fotovoltaico (+4%), mentre è in calo l’eolico (-3%).
Risparmio energetico. Nel 2022 i consumi finali di energia si sono ridotti del 3,5% rispetto all’anno precedente, arrivando a 109,3 milioni di tep (Mtep, tonnellate equivalenti di petrolio). Il settore che ha tagliato di più nel 2022 è quello degli edifici (residenziali, commercio e servizi): ha consumato 45,4 Mtep, l’8% in meno rispetto al 2021, sia per effetto degli sforzi di risparmio energetico sia dell’inverno particolarmente mite. L’industria nel 2022 ha consumato 23,8 Mtep, con un calo del 7%; l’agricoltura 2,9 Mtep, un valore stabile rispetto all’anno precedente; i trasporti invece 36,7 Mtep, +5% rispetto al 2021. Dal 1990 gli edifici hanno aumentato i consumi del 32%, i trasporti del +12%, l’agricoltura ha circa gli stessi livelli di consumo di energia di trent’anni fa, mentre l’industria li ha ridotti di ben il 30%. L’impennata dei prezzi e la necessità di ridurre le importazioni di gas dalla Russia, in seguito all’invasione dell’Ucraina, ha prodotto cambiamenti significativi nel mix delle fonti nel 2022 con un aumento significativo (+30%) del consumo interno di carbone, da 5,5 a 7,4 Mtep, un taglio del gas (-10%) da 62,4 a 56,1 Mtep e una riduzione dei prodotti petroliferi (-5%), da 53,5 a 50,3 Mtep. Anche le fonti rinnovabili hanno registrato un calo senza precedenti (-7%), da 30 a 27,5 Mtep del 2022, principalmente per il crollo dell’idroelettrico.
Economia circolare. Nel 2022 l’Italia per ogni chilogrammo di risorse consumate ha generato 3,3 euro di Pil, molto meglio della media in Europa (2,1). La percentuale di riciclo di tutti i rifiuti nel 2020 in Italia è stata del 72%, a fronte di una media europea del 58%. Secondo i più recenti dati Ispra, che fanno riferimento al 2021, il tasso di riciclaggio dei rifiuti urbani è sceso di 0,3 punti percentuali, attestandosi al 48,1%, mentre il riciclo dei rifiuti speciali è pari a circa il 72,1%. Buono in Italia è anche il tasso di utilizzo di materia proveniente dal riciclo, del 18,4% nel 2021, a fronte dell’11,7% nell’Ue. Per quanto riguarda questo specifico indicatore, l’Italia si conferma in quarta posizione nel confronto con tutti i 27 paesi Ue, dietro soltanto a Paesi Bassi (33,8%), Belgio (20,5%) e Francia (19,8). La crescita del dato italiano ha raggiunto il picco nel 2020 (20,6%), per poi iniziare una progressiva discesa nei due anni successivi. Nel complesso (2012-2021), l’Italia ha registrato un aumento di 4,5 punti percentuali, mentre la Francia è cresciuta di 2,9 e la Germania di 1,5. Spagna e Polonia hanno invece visto una complessiva riduzione, rispettivamente di 1,8 e 1,5 punti percentuali.
Mobilità. Nel 2022 sono state immatricolate 1.316.000 autovetture, il 10% in meno del 2021. Sono aumentate le immatricolazioni solo delle auto Gpl (+10%) e ibride (+6%), sono crollate quelle a metano (-66%), diminuite quelle diesel (-20%) e a benzina (-16%), ma anche quelle elettriche (-15%). Le emissioni specifiche medie delle nuove immatricolazioni nel 2022 sono scese a 118,8 gCO2/km, cioè -0,8% rispetto al 2021. Nel 2022 il tasso di motorizzazione italiano è cresciuto a 683 auto ogni mille abitanti, superando la soglia dei 40 milioni, con 390 mila veicoli in più rispetto al 2021: benzina e diesel rappresentano ancora circa l’86% del totale, un solo punto percentuale in meno del 2021. Il numero di auto immatricolate da gennaio a giugno del 2023 è stato pari a circa 843 mil, contro le 687 mila del primo semestre 2022, con un incremento percentuale del +22,8%. Le auto full-electric immatricolate al 30 giugno 2023 sono state 32 mila in tutto, 7.900 in più rispetto allo stesso periodo del 2022: valori ancora molto bassi, anche in relazione a quello che accade negli altri paesi europei dove la quota di mercato delle Bev (veicoli a batteria elettrica) è in costante aumento. La bassa penetrazione dell’auto elettrica nel mercato in Italia è collegabile al ridotto accesso agli incentivi: l’importo massimo finanziabile per un’auto full electric nel 2023, con prezzo di listino non superiore a 35 mila euro, è di 5 mila euro rottamando il proprio veicolo e di 7.500 euro per persone con Isee inferiore a 30 mila contributi inferiori rispetto al 2021 quando era 8 mila euro per chi rottamava un’auto, senza limiti Isee.
Matteo Rizzi, ItaliaOggi Sette