(di Mauro della Porta Raffo) io mauro della porta raffo nato a roma il diciassette aprile giorno nel quale nel sette avanti cristo venne al mondo gesù come nel mille ottocento novantatre narra rex stout nero wolfe del mille novecento quarantaquattro vivo a varese in via bernascone e finale sette mi ricordo dai primi di novembre del duemila e venti non guido più mi mancano le strade aduse che conosco metro per metro e luino con il maggiore e porto ceresio e como e arona e novara e milano e lugano e quanto l’ascona di alessandra laddove con sissi ogniqualvolta possibile al volante andavo è oggi fossi colà nuovamente giunto arrivare a percorrere a piedi il lungolago dell’uno o dell’altro luogo amico rivedere i centri amati il più importante e necessario mio proposito sarò risanato il giorno nel quale arrivato verso le otto alla centrale a milano alla guida dell’auto la parcheggerò nel garage collocato là a sinistra farò colazione in stazione in piedi al banco con un latte caldo non bollente e una brioche prenderò il frecciarossa delle nove vagone executive posto singolo durante il viaggio berrò come esattamente farò al ritorno con gusto al bar in piedi una coca cola arriverò a roma termini a mezzogiorno salirò sulla perfetta mercedes con autista prenotata che mi aspetta e mi porterà in giro per l’urbe secondo voglia e capriccio andrò a mangiare da fortunato al pantheon vedrò nel pomeriggio un paio o tre di vecchi amici o parenti da rosati a piazza del popolo o magari da doney in via veneto dando qui una triste occhiata al café de paris ahi noi chiuso mi farò portare prima di tornare alla stazione dove mangerò in piedi un vero tramezzino al tonno uova e maionese alla fontana di trevi per il rito della visita alla vecchia abitazione dei raffo in via calabria trentadue dove scorrerò ancora e invano l’elenco dei nomi scritti sotto il citofono prenderò il frecciarossa delle diciannove ritirerò a milano l’auto arriverò a casa a varese attorno alla mezzanotte stanco forse ma certamente appagato al medico ho detto che non mi ero accorto che fosse scaduta aggiungendo è andata bene che non mi abbiano fermato non ovviamente che non guido dal quattro novembre duemila e venti per le infinite malattie che un bel long covid per cominciare m’hanno fatto da allora non richiesta e inutilmente rifiutata compagnia era sabato scorso dieci giugno duemila e ventitre e giovedì prossimo riavrò il benedetto documento in sostituzione del provvisorio foglio di carta che mi è stato consegnato la patente dunque sono una delle rare persone che appena maggiorenne nessun trasporto nutrendo per le auto non ne sentiva affatto la necessità solitario capitava davvero raramente che uscissi in macchina con amici e nel caso in funzione di passeggero l’ho presa ventitreenne per le insistenze di mia moglie allora fidanzata dopo di che incredibilmente date le premesse guidare è una delle cose che maggiormente mi è piaciuto fare riandando a tempi lontani bellissimi i viaggi che da solo nei mesi estivi facevo per raggiungere la famiglia da varese alla casa al mare di terracina tutti i week end ottocento e passa chilometri andata e ritorno le corse poi frequenti invero per anni ed anni con sissi e le bambine a pietra ligure nei primi duemila usando ciascuna a tempo debito per le differenti bisogne di volta in volta mini alfasud acclaim montego fiat diverse infine skoda e vorrei fossero tutte raccolte per vedendole più ricordare luca goldoni a lato qua e là per la penisola tenendo conferenze quando luca lo ha scritto guidavo lui mi faceva domande e io gli spiegavo il mondo e la vita le domeniche nelle quali mia madre chiedeva che la portassi in giro per tabaccherie a comprare le nazionali col filtro le volte che mio padre mi sedeva di fianco per l’autunnale brinzio verso la valcuvia a gustare i declinanti colori oggi in questo preciso momento chissà perché ricordo il per qualche ragione lungo periodo nel quale una quindicina d’anni fa mia figlia alessandra aveva l’auto in riparazione e le facevo girando d’autista e quanto ero veramente felice lei d’accanto allora alla guida quanto non ho fatto il militare ai tempi un ‘difettato’ miopia abbastanza forte io fatta la visita il distretto competente per i varesini era a como probabilmente per via dell’appartenza nostra fino al mille novecento ventisette alla provincia lariana durante la quale rito voleva che nudi e in fila a tutti fosse infilzato nel petto un enorme ago (qualcuno sveniva) e successivamente sparato dentro un siringone pieno di un liquido non identificato bruciori seguenti compresi veniva spedito all’ospedale militare di baggio milano naturalmente tre noiosissimi giorni dipoi colà passati in un camerone con tanta gente di volta in volta in parte novella ad aspettare poi la prova per verificare la situazione ero fuori benedetta miopia non del tutto però possibile allora essere dichiarati ram ridotte attitudini militari il che implicava l’essere richiamabile solo in caso di guerra dato che io appartengo all’unica finora e speriamo generazione forse anche la successiva forse che non ha dovuto guerreggiare non è accaduto avevo diciannove anni anna è contenta ch’io sia oramai più vecchio dei nostri genitori ricordo quasi due decenni fa a luglio il nuovamente trascorso luglio superato a fatica l’incredibile e imperdonabile tradimento del cuore pensavo m’avviassi necessariamente agli anni che restano pochi da contare sulle dita di una sola mano e potrei scrivere queste righe sotto una differente molto più attentamente curata immagine i capelli ravviati l’occhio meno spento evitando si colgano il decadente doppio mento invero amata eredità paterna e la parte accennata di un pigiama da vecchio ma va bene così vanto in cotal modo ed esibisco gloriandomene il logorato e meritato stanco aspetto che vissuto mi tocca varese dove altrimenti primi d’agosto di un so io quanto ben poco favorevole duemila e ventitre eri più magro la primavera verde i momenti giusti delle alzate mattutine per tempo della giacca impermeabile di velluto della macchinata della fermata da geo del caffè bevevi ancora il caffè della sigaretta buona fumavi del corriere e della gazzetta piegati e messi lì accanto per dopo del posteggio libero facile dei tre minuti a piedi col bavero alto che se pioveva piano piano era ancora meglio dei cenni di capo e di un paio di ciao dell’erba ancora brinata e dei cavalli con tizio che prendeva i tempi e sapere che contava la scena e che prima di andartene avresti chiesto vince non importando poi davvero la risposta che di lì a poco al tuo posto avresti guardato il rosa oltre il lago che vicino da pippo ti aspettavano le uova al tegamino tutta vita era il tempo dei panni verdi del calma e gesso della invocata gobba degli orfanelli in calore dei dadi americani dei cavalli alla piegata dei soldi in buca o a babbo morto dei cabriolet della menschheit come vuole il crucco della pioggia leggera del vento all’alba delle uova al tegamino per altri mai per me non pochi dei quali perduti del baby e dello shinkenegger già il viaggio da varese a genazzano con i mezzi di trasporto di allora era una vera avventura che affrontavo ogni volta con gioia ricordo ancora i treni per roma affollatissimi che invariabilmente si fermavano in ogni più piccola stazione se non anche in aperta campagna i corridoi dei vagoni pieni di gente e di valigie di cartone accatastate e legate per sicurezza con lo spago il vociare continuo le liti per i pochi posti a sedere il mio incessante peregrinare valigia e valigia persona e persona da uno scompartimento all’altro i richiami di mia madre i pianti dei bambini più piccoli e soprattutto quella grande irrefrenabile allegria figlia dei tempi che sembrava percorrere tutti e tutto poi da roma a palestrina ancora un trenino trascinato da una littorina come allora ancora si diceva e infine una vecchia sgangherata corriera fino a genazzano colà giunti una bella sgambata a piedi fino al tofale insieme agli zii che si occupavano delle valigie in attesa di abbracciare finalmente la nonna che sulla porta mi aspettava a braccia aperte subito dopo senza un attimo di riposo alla ricerca di mario e neno i due figli del fattore già pronti a giocare con me in giardino e nei campi e a dare la caccia alle vipere che verso l’una si sdraiavano al sole sulla pietraia e si offrivano indifese ai nostri colpi di canna dopo i quali volavano per aria come verso il sole a sera le belle e lunghe favole della nonna e degli zii la calda accoglienza della grande cucina dove il tempo sembrava non trascorrere mai le pentole e le padelle sul fuoco la cena il giornale radio captato con difficoltà tra continui disturbi e scariche elettriche il sonno felice e profondo di chi ha ben vissuto la sua giornata ed attende il risveglio per nuove eccitanti avventure così giornate sempre uguali e sempre diverse passava allora l’estate solo nello studio mi guardo d’attorno mentre il magnifico silenzio di una domenica autunnale sembra tutto avvolgere e attutire dalla finestra i vecchi tetti delle case del centro città si susseguono a perdita d’occhio qua e là interrotti nella loro teoria da qualche verde cima d’albero ancora rivestita di foglie pile di libri di quotidiani e di riviste ingombrano per ogni dove la stanza e le pareti praticamente scompaiono coperte come sono di quadri disegni fotografie appunti e articoli di giornale appesi la scrivania in un allegro ordinato disordine quasi si piega sotto il peso terribile delle carte giù ai piedi della scala interna nel salotto ormai trasformato in biblioteca le poltrone da tempo inutilizzate per mancanza di ospiti paiono soffrire ecco qui sono davvero a casa mia scritte queste righe quasi di getto, mi fermo a riflettere e immediatamente mi auguro che sissi mia moglie non abbia mai a leggerle confermerebbero infatti ai suoi occhi subito velati dal pianto quanto da decenni mi va dicendo stai bene solo quando puoi isolarti sei un orso il che naturalmente non è per nulla vero anche se da qualche anno mi è riuscito di costruirmi questa specie di eremo dove senza che nessuno possa dirmi cosa devo fare leggo studio e soprattutto giorno dopo giorno scrivo delle pressoché infinite case che nella mia vita localmente errabonda ho abitato tutto mi è presente e degli affetti ad esse legati serbo viva memoria lasciata a fine settembre mille novecento settantaquattro la direzione dell’azienda autonoma di soggiorno di varese fatta assai malamente la prescritta pratica ho sostenuto l’esame scritto di procuratore legale due volte nel giugno del mille novecento settantasei a palermo e in quello dell’anno dopo a l’aquila questo perché a distanza di un anno non avevo avuto notizie quanto all’esito del primo tentativo scrivo tentativo giustamente essendo come sempre mi è accaduto anche allora del tutto impreparato del resto risultai giustamente bocciato in entrambe le occasioni dalle elementari all’università praticamente mai ad eccezione delle volte nelle quali fino al liceo mi si chiedeva di recitare a memoria una poesia o di citare una data storica sono stato in grado di rispondere davvero correttamente e coerentemente a una domanda me la sono cavata in alcune occasioni con molta brillantezza quando mi è stato possibile parlare d’altro di quei temi che per collegamento mi venivano nel caso alla mente quando l’interrogante condiscendente mi lasciava fare dovrò dire di no domattina alla proposta che un alto esponente della lega mi farà di competere quale candidato sindaco per il centro destra a varese il prossimo autunno duemila ventuno è stato invero giorni fa che il mio nome ha cominciato a circolare l’ipotesi che come ho subito dichiarato molto mi onorava ha preso piede in qualche modo incredibilmente essendo io assolutamente indipendente e notoriamente ben poco condizionabile ma non sono infine queste le caratteristiche di un vero intellettuale di destra di un individualista dovrò dire purtroppo di no per ragioni varie per l’età che ad elezioni in corso sarebbe di settantasette anni e mezzo per il necessariamente duro impegno in campagna elettorale per quello conseguente e quinquennale la assolutamente certa vincerei entrata in carica evidente data la situazione ora illustrata l’impossibilità di accettare è arrivata tardi la proposta è arrivata invero quando doveva profondo ora e certamente nel tempo il dispiacere non mi sarà possibile operare nel ruolo per la mia varese assicuro che se richiesto darò al nuovo sindaco ogni collaborativo aiuto e grazie a tutti.