Per tagliare il cuneo fiscale l’Irpef diventa a tre velocità. Per il solo anno 2024 il numero degli scaglioni di reddito e delle relative alle aliquote sarà infatti ridotto a tre in luogo delle attuali quattro. Riviste al rialzo anche le detrazioni previste per i titolari di redditi di lavoro dipendente e parificata, a quota 8.500 euro la no tax area per i redditi di lavoro dipendente e di pensione. Per effetto di dette modifiche, anch’esse valevoli per il solo anno 2024, vengono corrette anche le regole in materia di trattamento integrativo ai lavoratori dipendenti per assicurarne la corresponsione alle stesse condizioni previste dalla disciplina vigente a regime.
Tutto ciò è quanto previsto nel dlgs sulla riforma dell’Irpef approvato ieri dal Consiglio dei ministri in attuazione delle disposizioni di cui all’articolo 5, comma 1, lettera a), della legge 9 agosto 2023, n. 111 (delega per la riforma del sistema fiscale).
Le misure contenute nel suddetto schema di decreto legislativo, si legge nella relazione illustrativa, rispettano i principi e i criteri direttivi previsti nella delega finalizzati a: garantire il rispetto del principio di progressività nella prospettiva del cambiamento del sistema verso un’unica aliquota d’imposta, attraverso il riordino delle deduzioni dalla base imponibile, degli scaglioni di reddito, delle aliquote di imposta e delle detrazioni dall’imposta lorda; conseguire il graduale perseguimento dell’equità orizzontale prevedendo, nell’ambito dell’Irpef, la progressiva applicazione della stessa no tax area e dello stesso onere fiscale per tutte le tipologie di reddito prodotto, privilegiando tale equiparazione innanzitutto tra i redditi di lavoro dipendente e i redditi di pensione. La riduzione delle aliquote Irpef interessa oltre 24,9 milioni di contribuenti.
I tre scaglioni Irpef. Con la nuova formulazione valevole per il 2024 si assiste ad un accorpamento dei primi due scaglioni con applicazione dell’aliquota del 23% per i redditi fino a 28.000 euro. Ipotizzando un reddito complessivo Irpef posizionato proprio a detto livello massimo di reddito, il risparmio conseguibile nel 2024 può arrivare a quota 260 euro.
Restano invece invariati sia gli scaglioni di reddito che le aliquote da applicarsi ai redditi superiori a 28.000 euro (rispettivamente il 35% fino a 50.000 euro e il 43% per i redditi superiori a tale soglia).
Attenzione. Come espressamente previsto nella disposizione in commento, i nuovi scaglioni Irpef avranno valenza soltanto ai fini dei saldi dovuti. Per la determinazione degli acconti Irpef per i periodi d’imposta 2024 e 2025, si dovrà invece assumere, quale imposta del periodo precedente, quella che si sarebbe determinata non applicando le disposizioni che fissano nuove aliquote e la nuova no tax area.
Questa previsione introduce, ovviamente, una complicazione nei meccanismi di calcolo degli acconti che contraddice, almeno in parte, quello spirito di semplificazione degli adempimenti per i contribuenti che guida la legge delega di riforma del fisco.
Come cambiano la no tax area e le detrazioni. Oltre alla modifica alle aliquote agli scaglioni dell’Irpef nel decreto in commento sono previste anche delle revisioni sia alla c.d. no tax area (area di esenzione) che alle detrazioni fiscali.Anche su tali fronti per il solo periodo d’imposta 2024, la detrazione prevista dall’art. 13, comma 1, lettera a), del Tuir fino a 15.000 euro di reddito complessivo per i titolari di redditi di lavoro dipendente (esclusi i redditi di pensione) e di taluni redditi assimilati sale dagli attuali 1.880 euro a 1.955 euro.
Per effetto di tale innalzamento si amplia fino a quota 8.500 euro la soglia di no tax area prevista per i redditi di lavoro dipendente che viene così parificata a quella già vigente per i pensionati.
Sempre limitatamente all’anno 2024 vengono rivisti anche i criteri di calcolo del c.d. trattamento integrativo per adeguarli alle nuove detrazioni di lavoro dipendente e scaglioni Irpef.
Prevista anche una riduzione di 260 euro della detrazione complessivamente spettante in relazione a taluni oneri sostenuti dai contribuenti che possiedono un reddito complessivo superiore a 50.000 euro. Dalla suddetta sforbiciata restano escluse alcune tra le principali detrazioni quali, fra le altre, per le spese sanitarie, quelle per gli interessi sui mutui.
Andrea Bongi, ItaliaOggi