Eventi di vita stressanti aumentano il rischio di recidiva di psicosi che necessita di ricovero ospedaliero. È quanto emerge da una ricerca decennale coordinata dal King’s College di Londra partecipata dall’Università di Udine assieme all’Università di Losanna e all’Istituto Karolinska di Stoccolma. L’Ateneo friulano era coinvolto con il Dipartimento di Area medica e il ricercatore in psichiatria Marco Colizzi. Il progetto è stato finanziato con circa 817 mila sterline dal National Institute for Health and Care Research, l’agenzia governativa britannica che sostiene la ricerca nel campo della salute e dell’assistenza. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica internazionale The Lancet Psychiatry . Il lavoro è stato guidato dal professor Sagnik Bhattacharyya. Obiettivo dello studio era individuare i fattori, biologici e ambientali che aumentano il rischio di recidiva di psicosi. La ricerca, realizzata nel Regno Unito, ha consentito nell’arco di un decennio di raccogliere una grande quantità di dati. In particolare, sono stati raccolti dati sociodemografici e clinici di 256 pazienti al primo episodio psicotico. Tra le molte variabili studiate sono state raccolte informazioni su 12 possibili maggiori eventi di vita stressanti. Sono state inoltre elaborate statistiche capaci di stimare il rapporto causa-effetto e dose-risposta tra esposizione ad eventi di vita stressanti e ricaduta di psicosi. Lo studio ha prodotto prove convergenti di un effetto causale degli eventi di vita stressanti nell’aumentare il rischio di recidiva di psicosi, definito come sintomi necessitanti di ricovero ospedaliero. I risultati ottenuti hanno implicazioni per la pratica clinica e a livello di politiche sanitarie. “Suggeriscono – spiega Marco Colizzi, che ha conseguito il dottorato in neuroscienze al King’s College – la necessità di concentrarsi sullo sviluppo di interventi a livello individuale e di servizio sanitario che riuniscano approcci convenzionali, come la psicoterapia e la psicoeducazione, nonché campagne di sensibilizzazione e interventi complementari, come cambiamenti nello stile di vita, per aiutare a mitigare gli effetti dannosi degli eventi di vita stressanti e prevenire la ricaduta di psicosi”. Studi futuri potrebbero impiegare il monitoraggio in tempo reale degli eventi di vita e prendere in considerazione la valutazione individuale del loro impatto, offrendo indicazioni sul tipo di intervento terapeutico da attuare. “Probabilmente – sottolinea Colizzi – il fatto che gli eventi di vita siano percepiti come stressanti potrebbe dipendere dalla valutazione personale in un dato momento ed essere influenzato da fattori come lo star ricevendo un intervento psicoterapeutico”.